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Il Festival della Matematica

Aprile 01
02:00 2007

Corrado De Concini e sir Michael Atiyah“La bellezza dei numeri e i numeri della bellezza”, sottotitolo della prima edizione del Festival della Matematica, non è certamente la frase che più rende onore al significato della matematica, ma certamente, se non altro per il felice gioco di parole su cui è costruita, è quella che più può incuriosire il pubblico, che non esita a collegare l’idea della matematica a quella dei numeri. In un’Italia ingiustamente condannata alla stupidità nazionale dai nostri programmi televisivi, si rimane piacevolmente sbalorditi quando, invece, in occasioni così inequivocabilmente culturali come questa pregevolissima e originale iniziativa di Piergiorgio Odifreddi, si scopre (ma non è il primo caso) che idioti gli Italiani non sono, come vorrebbero farci credere taluni responsabili dei mass media, se per quattro giorni interi hanno letteralmente assediato tutti gli spazi del grande Auditorium romano di Renzo Piano, in cui si è svolto il Festival della Matematica dal 15 al 18 marzo 2007, sobbarcandosi al sacrificio di lunghissime code.
Un’iniziativa così fruttuosamente irrispettosa del silenzio delle torri d’avorio in cui tradizionalmente si è rifugiata la nostra ‘intellighenzia mathematica’, non poteva venire che da Piergiorgio Odifreddi, illustre matematico e logico di fama mondiale, da sempre impegnato nella divulgazione matematica di primissimo ordine e autore di numerosi saggi di originale contenuto polemico e critico su diversi temi sociali e religiosi, che ne fanno il Bertrand Russell di casa nostra.
Eventi come quello del Festival della Matematica che si è tenuto a Roma ci riconciliano con l’ottimismo e la voglia di credere in quei valori dello spirito che danno dell’uomo un’immagine veramente a somiglianza di Dio, ben lontana da quella abbrutita delle ‘guerre’ domenicali che per troppo tempo hanno insanguinato gli stadi d’Italia. In fondo anche l’Auditorium di Renzo Piano, per quattro interi giorni, ha subito l’invasione di folle come il contiguo stadio Flaminio, ma un’invasione pacifica, ordinata, un via vai di persone attratte da una forza non fisica, la forza della ragione, animate dai più nobili sentimenti della curiosità e del desiderio di sapere. Le aule dove matematici di fama mondiale, come Andrew Wiles, Douglas Hofstadter, Alain Connes, sir Michael Atiyah, John Barrow, Benoit Mandelbrot hanno tenuto le loro “lectio magistralis”, pur essendo assai capienti (circa 1200 posti a sedere) non hanno potuto accogliere tutti gli intervenuti, ma chi non è riuscito ad entrare ha ugualmente potuto seguire da fuori le lezioni, su un grande schermo nel foyer all’aperto dell’Auditorium. Un’organizzazione veramente eccellente. Ragazzi e ragazze giovanissimi seduti sui gradini, persone elegantemente vestite ed altre in jeans, persone mature e persone anziane, in piedi e sedute su qualche sedia presa in prestita dal vicino caffè, chi lentamente passeggiava avanti e indietro mentre ascoltava: un’atmosfera da antica Biblioteca Alessandrina, un luogo d’incontro culturale e di chi della cultura fa lo scopo o semplicemente uno dei piaceri della propria vita. Osservando quella serenità e letizia generale, quella voglia di ascoltare, mi domandavo se un giorno si riuscisse a trasformare la scuola in un luogo piacevole e quasi d’intrattenimento come quello, dove si ascolta soltanto e ciò che liberamente ci attrae, senza banchi schierati come file di soldati, senza interrogazioni, senza giudizi, un luogo dove ognuno può ricevere ciò che più gli aggrada…Forse un sogno, ma i sogni di oggi possono diventare la realtà di domani. Variamente e riccamente strutturato, il Festival ha evitato oculatamente argomenti troppo tecnici e ostici per il grande pubblico. Non poteva mancare all’appuntamento la nostra Emma Castelnuovo, figlia di Guido, con la mostra dei famosi ‘oggetti’ matematici creati dai suoi allievi della scuola media Tasso di Roma. Dunque, un festival anche per i ragazzi, che sono sicuramente i destinatari più importanti dei suoi messaggi e contenuti, considerato che la matematica è notoriamente la scienza dei giovani per eccellenza. Moltissime scoperte matematiche sono state opera del genio di giovanissimi matematici. Ben nove mostre dedicate alla matematica, in cui sono stati considerati anche aspetti insoliti, come i legami fra la matematica e la musica, la pittura, l’architettura, la letteratura. Molto interessante e istruttiva la mostra curata da Angelo Guerraggio e Pietro Nastasi sulla storia della matematica italiana, che attraverso pannelli accuratamente corredati di citazioni e fotografie di repertorio ha reso onore alla gloriosa scuola matematica italiana, dai suoi inizi risorgimentali fino a Bruno de Finetti e alla medaglia Fields (equivalente del Nobel per la matematica) assegnata ad Enrico Bombieri nel 1974.
E’ stato un festival per tutti i gusti: oltre le lezioni e le mostre, anche numerose conferenze e tavole rotonde su temi filosofico-scientifici, un’esclusiva intervista di Piergiorgio Odifreddi al premio nobel per l’economia John Nash, geniale matematico e figura ormai leggendaria, cui è stato dedicato il celebre film A Beautiful Mind, una partita a scacchi sui generis fra il campione mondiale di scacchi Boris Spassky e 15 matematici presenti al festival, il film Morte di un matematico napoletano dedicato al nostro geniale Renato Caccioppoli, vari spettacoli, come quello di Dario Fo, che hanno coniugato arte e matematica, binomio assai caro e familiare ai matematici, che considerano la loro disciplina arte al pari di scienza.

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