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La norma temporaneamente ritirata

La norma temporaneamente ritirata
Febbraio 19
23:00 2015

La norma inserita all’ultimo momento (e ora temporaneamente sospesa) dal governo Renzi nel decreto legislativo fiscale, approvato dal Consiglio dei ministri il 24 dicembre scorso, ha destato scandalo perché cancellerebbe il reato penale agli evasori e frodatori più ricchi, azzerando anche gli effetti della legge Severino.

La norma fiscale, scritta con l’art. 19 bis, salverebbe infatti solo gli italiani evasori e frodatori al di sotto del 3% del reddito imponibile. Con il risultato che più è alto il loro reddito, più è alta in valore assoluto l’evasione, che può anche arrivare a svariati milioni.
Eppure il governo Renzi aveva promesso di combattere l’evasione fiscale, che ammonta ogni anno a 180 miliardi di euro e fa dell’Italia il Paese europeo con maggiore evasione. Stavolta il premier non ha avuto il coraggio di dire che «è l’Europa che ce lo chiede», visto che in Germania per evasione fiscale si rischia il carcere sino a 5 anni. Matteo Renzi ha detto: «Noi cambiamo il fisco per gli italiani». Ma vediamo in concreto alcuni casi di italiani che ne potrebbero usufruire.
Guardando ai gruppi industriali, della norma si potrebbero avvantaggiare: l’Eni, che evade per 419 milioni, l’Enel per 216 milioni, Unicredit per 130 milioni, Poste Italiane per 46 milioni, ecc. Ancora, potrebbero usufruire della norma la famiglia Angelucci, re delle cliniche romane, e la famiglia Riva, proprietaria dell’Ilva di Taranto. Ne potrebbe beneficiare Berlusconi, condannato in via definitiva per frode fiscale negli anni 2002 e 2003 con una pena accessoria costituita dal risarcimento di 10 milioni all’Agenzia delle Entrate e dall’interdizione dai pubblici uffici, essendo la norma retroattiva anche per le condanne passate in giudicato. Per la sua precedente frode fiscale pari a 368 milioni di dollari relativa agli anni 1995-98 era intervenuta la prescrizione, provvidenzialmente dimezzata. L’ex-premier tornerebbe così senatore e candidabile alle prossime elezioni. Si deve tener conto che, per favorire qualcuno in particolare, è necessario favorire tutti quelli che si trovano nelle stesse condizioni. Così è stato in passato, quando è stato depenalizzato il falso in bilancio, dimezzata la prescrizione, indultate decine di migliaia di persone condannate, oltre che sospesi i processi per le alte cariche dello Stato. Ogni volta ne ha beneficiato anche Berlusconi fra i tanti: per puro caso, si capisce! Quindi, visto che non sarebbe l’unico a usufruire della suddetta norma, appare ingiusto definirla ‘norma salva-Berlusconi’. È pur vero, però, che fare le riforme con chi ne usufruisce chiama in causa il problema relativo ai conflitti di interessi. E sinora nessun governo ha mai cercato di fare una legge seria su questo tema. Ma forse il problema di oggi è che a scrivere le norme sono le stesse lobby che ne usufruiscono. Tanto, poi ci pensa il Governo a farle approvare.
Per Rodolfo Sabelli, presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati, «la norma fiscale è ingiusta, dovendosi applicare a tutti i reati fiscali contemplati dal decreto legislativo. Essa non colpisce solo l’omessa dichiarazione o la dichiarazione infedele, ma anche i reati più gravi come le frodi e le fatture per operazioni inesistenti. E questo può portare a effetti a catena. Per esempio, la falsa fatturazione è uno degli strumenti tipici per creare fondi neri, utili per tutti gli impieghi possibili. Inoltre, si può arrivare a casi di corruzione, o a reati societari come la bancarotta fraudolenta». Per il professore emerito di diritto costituzionale Alessandro Pace, se la norma fiscale prevista dall’art. 19 bis non fosse stata ritirata subito dopo che il Fatto Quotidiano ne aveva dato notizia, «il suo inserimento di soppiatto nel testo approvato dal Consiglio dei Ministri il 24 dicembre sarebbe stato un falso materiale in atto pubblico». Pace spiega che «usare un sotterfugio per far sì che una volizione individuale [quella del Presidente Renzi] assuma le sembianze di una disposizione legislativa approvata con tutti i crismi dal Consiglio dei Ministri costituisce un reato. La formazione delle decisioni legislative deve sempre avvenire nel dibattito e nella trasparenza. Porcherie del genere non dovrebbero più ripetersi. Per questo auspico» ha aggiunto il professore «un dibattito dinanzi a una delle due Camere, magari a seguito di una mozione di censura, non di sfiducia». Tuttavia, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Graziano Delrio ci ha tenuto a replicare che «il testo presentato dal Ministero di economia e finanza non è stato emendato dopo la sua approvazione da parte del Consiglio dei Ministri. Emendare quel testo» ha precisato Delrio «prima o durante l’esame del Consiglio dei Ministri rientrava nella facoltà del Governo».
Per la Ragioneria dello Stato questa norma fiscale è comunque da bocciare, in quanto «provocherebbe un buco all’Erario di 10-15 miliardi di euro, visto che, con la chiusura anticipata dei processi per reati fiscali, verrebbero cancellati centinaia di accertamenti».

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