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Palazzo Borghese di Artena

Palazzo Borghese di Artena
Aprile 11
02:00 2008

Artena, comune in provincia di Roma, situato nella Valle del Sacco, è arroccato a ridosso di un costone calcareo dei Monti Lepini. Per chi giunge dalla via Latina, il paese appare come una cascata di case quasi in verticale, incuneate tra due dirupi di tipo carsico. Il centro medioevale è riservato ai pedoni, per cui il centro storico ha mantenuto perfettamente il suo carattere di borgo medioevale pittoresco e silenzioso.
Si ha notizia del Castello sin dal 1151, col nome di Montefortino che conservò fino al 1870.
Prima di allora le notizie storiche sono scarsissime e si concretizzano nel XIII secolo, quando il castrum divenne un castello come proprietà dei Conti Di Segni, che ebbero il feudo fino al 1495, anno in cui il re di Francia Carlo VIII, venuto in Italia per conquistare il regno di Napoli, conquistò il paese per vendicarsi dei Conti che gli erano ostili. Carlo VIII, durante il suo viaggio, si fermò a Velletri e avendo appreso che Giacomo Conti era passato dalla parte del re di Napoli, Alfonso d’Aragona, mise a ferro e fuoco Montefortino, si impadronì del Castello e fece uccidere tutti quelli che vi si trovavano, ad eccezione dei tre figli di Giacomo. Consegnò poi il Castello a Prospero Colonna che era suo alleato. Ma ebbero casa qui anche i Massimo. E ai Colonna, il Castello rimase, nonostante i papi si accanirono sul paese con tre distruzioni nel 1526, nel 1543 e 1557: i Colonna erano, infatti, di parte ghibellina e per questa ragione Clemente VII nel 1526, Paolo III nel 1543 e Paolo IV nel 1557, fecero distruggere per ben tre volte il paese. E sempre tenacemente gli abitanti lo ricostruirono.
Nel 1614 Pierfrancesco Colonna, oberato dai debiti, fu costretto a vendere il feudo al cardinale Scipione Borghese, nipote di papa Paolo V. I Borghese lo tennero fino al 1816, quando passò allo Stato della Chiesa. Eretto dai Conti di Segni come palazzo turrito nel XIII secolo, il Castello si sviluppava su due edifici, che passarono uno ai Colonna e l’atro ai Massimo nel 1495; uno fu ricostruito in gran parte dai Colonna, dopo la distruzione di Artena nel 1557, e l’altro dai Massimo, finchè Scipione Borghese acquistò ambedue le dimore riunendole in un’unica struttura edilizia.Egli riunì gli edifici con la costruzione di una grande galleria a due piani.Il progetto fu di Giovanni Vasanzio, caratterizzato all’interno dalla scala circolare e dal grande camino, ornato da una testa di medusa attribuita a Bernini. Notevole la Biblioteca e la galleria d’arte.Con l’avvento dei Borghese, furono realizzate molte opere di sistemazione e di miglioria, non solo al Castello ma in tutto il paese, tra le quali chiese e conventi. Terminato il palazzo Colonna, fu costruito l’Arco, divenuto il simbolo della città. Il palazzo è stato restaurato nel 1960 per volere di Daria Borghese alla quale è dedicato il Premio Daria Borghese assegnato annualmente all’autore di un’opera su Roma.
Bibliografia:(Istituto Italiano Castelli, Lazio – Rendina – Bonechi- il Castello IV° / VI° anno)

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