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Politica?! Sì, grazie!

Aprile 04
02:00 2008

Siamo un popolo “d’impiccioni”? Spesso sì, dobbiamo ammetterlo! Al bar o in metro, bastano pochi secondi perché, se ci troviamo soli, finiamo per cogliere, non sempre involontariamente, cosa i nostri vicini farfugliano con ardore… di cosa parlottano? Calcio il più delle volte, ma il re dei topic al momento finisce sempre più spesso per dover cedere il passo, volente o nolente, al vecchio rivale di sempre: la Politica! Ebbene sì: nonostante quello che ci vanno raccontando che la gente non la ama, non la segue, minestra non solo riscaldata, ma stra-riscaldata, essa alberga sempre nei cuori, ci fomentiamo parlandone ed anche chi si definisce un apolitico in realtà non lo è affatto. Tutto è politica: ci viviamo dentro e ce ne nutriamo come il feto fa della placenta, ne siamo totalmente permeati, la respiriamo e non se ne può fare a meno, l’uomo, perciò, in quanto tale è un animale politico. Dimostrazione di quanto sia vero tutto questo sono gli eventi: non solo malcontento generale, manifestazioni, marce, sfilate e quanto altro, ma anche “l’immenso carrozzone” che s’è rimesso in moto, proprio in questo ultimo mese abbondante, della cosiddetta “campagna elettorale” per chi non la vuole chiamare troppo spudoratamente “propaganda”. E dai giovanotti che ancora non possono esprimere la loro preferenza, ma già pensano d’aver capito tutto o di non capirci niente, all’uomo anziano che tiene, come sempre, fede ai suoi ideali, a quelli di mezzo che magari, invece, figli dei tempi, hanno avuto il coraggio di tornare sui loro passi, tutti. Insomma, facciamo la nostra parte di (e da) cittadino o almeno ci proviamo! Raccapezzarcisi non sempre è facile, bisogna ammetterlo: sono stati presentati 177 simboli, anche se poi non tutti finiranno sulla scheda elettorale, sulla base di quali parametri scegliere? Quali criteri sono più validi di altri? Nelle menti, soprattutto di chi vuole, o meglio vorrebbe, dare un voto ragionato e non ledere se stesso e gli altri dall’utilizzo di paraocchi obsoleti le perplessità sono vivide; in inglese si direbbe: “it’s your business”, ma l’affermazione ci sembra alquanto riduttiva e non racconta per nulla o quasi la situazione. I politici ed i loro mega staff se le inventano di tutti i colori per accaparrarsi la simpatia ed il conseguente voto che, comunque, è l’unica vera arma nelle nostre mani e contemporaneamente l’unica cosa che loro realmente vogliono: dai bus che “si muovono” (o “vagano”, secondo la prospettiva da cui si vuol vedere la cosa) in tutta Italia fermandosi nelle maggiori città, ai “banchetti” dove esprimere la propria preferenza in merito all’ordine del giorno del futuro governo (se ci sarà, è da ricordarlo), ma appare evidente che si va sempre più perdendo l’idea di fondo che la politica non è “faccenda che cade dal cielo”, ma qualcosa che deve venire da noi stessi, una necessità reale che cresce e si sviluppa in primis nel singolo e dall’unione di più identità nella conseguente collettività. Il “casus belli” da cui abbiamo preso le mosse, perciò, di noi italiani che, ovunque ci troviamo, parliamo di politica, ci sembra l’unica vera soluzione per capirci qualcosa: solo dal confronto possiamo rendere maggiormente consapevoli noi stessi e gli altri sul da farsi e poi, in questa ottica, anche l’ascolto “occasionale” di persone che non ruotano direttamente nella nostra sfera d’influenza ci appare un modo per ampliare le proprie vedute… con ciò, ovviamente, non s’intende dire che “orecchiare” è corretto, ma lo si potrebbe definire “una mini-modalità, solo nostrana, d’essere cittadini attivi”.

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