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Settembre 09
17:49 2021

Nato ad Atene nel 428/427 a.C., Platone è stato allievo di Socrate. Tra i massimi filosofi greci assieme ad Aristotele, fondò l’Accademia immersa in un parco. Più volte in Sicilia (Siracusa) per materializzare i suoi ideali di buon Governo dello Stato ideale, muore nel 338/347 ad Atene mentre ultimava Le leggi. E’ pervenuta interamente la sua produzione. La modalità di procedere del dialogo Politico è analisi, suddivisioni e “identificazioni concettuali”, ossia metodo della divisione. Emerge il concetto di Arte Politica, il riferimento al pastore, al Mito e poi il tessere, il valore e la temperanza saggia. Platone utilizza la forma dialogica e di divisione a sostegno del ragionamento dimostrativo e la ricerca cerca di trattare l’argomento in maniera completa. In riferimento al mantenere il potere, esso si mantiene più con la “perspicacia e alla forza dell’animo” che con la forza fisica, dove il politico è colui che comanda e che si distingue da chi fornisce giudizi (osservatore). Il comando è visto da Platone come “in funzione di un qualcosa che deve essere generato”, si domanda se il politico è colui che vada ricercato “nella classe di coloro che camminano sulla terra” e se “il re conduce al pascolo una mandria di animali scornati” e bipedi. Il politico come l’essere non in concorrenza, giustamente, con il gregge e in competizione con “colui che fra gli uomini è il più allenato a questa agevole vita” definendo ridicolo se fa ciò (concorrenza e competizione).  Infatti, qualche passo dopo definisce il politico come l’uomo cui affidare le redini dello Stato “poiché gli sono familiari e poiché possiede questa scienza.” La politica vista come Arte si occupa “dell’allevamento in comune degli uomini”. Pertanto il politico è il pastore che conducono al pascolo il gregge umano e che lo alleva. Pertanto privilegiare solo il pastore e non altri che vogliono il suo posto e liberandolo da chi gli si riversa addosso e dagli avversari. E’ fatto ricorso al Mito (Crono, il debito mediante generazione, il mutamento, Zeus, libero arbitrio, i doni in aiuto, il pastore divino, gli uomini da gestiti a gestori). L’arte del prendersi cura è suddivisa in due modalità: “costrizione violenta e volontaria accettazione”, dove la prima forma è vista come tirannica; la seconda come politica e chi possiede quest’ultima arte è il politico. La politica intesa come l’arte che si occupa del Governo dello Stato ed emerge il tema del tessere, l’atto di cucire che unisce, gli strumenti, il filo, il conciare, la trama, l’ordito, il riparare, l’intrecciare, lo sciogliere, il collegare e il produrre vestiti. Platone utilizza le immagini del timoniere valente e del medico per rappresentare i governanti, dove se il politico è provvisto dell’arte, non imita più ma “è quella cosa colta in se stessa nel suo aspetto più vero”. Platone individua il governare secondo le leggi e contro le leggi e poi afferma che la rovina nasce “per l’inettitudine dei timonieri e dei marinai che hanno enorme ignoranza intorno a enormi questioni”. I politici e non i sofisti devono prendere parte al Governo. Persuadere, dire, combattere o lasciare amichevolmente perdere, giudicare rettamente, capacità di risolvere il conflitto contrattuale, custodi di leggi, ma la vera arte del regnare “non deve agire essa stessa, ma presiedere quelle che hanno capacità di agire, essendo essa in grado di riconoscere l’occasione più o meno propizia in cui debbano sorgere e muovere i primi passi gli eventi più importanti all’interno degli stati” e la politica è quindi l’arte che “tutto tiene assieme in modo perfetto come fosse una trama”. E poi? Valore, virtù, ricerca del bello in tutte le cose, agilità, velocità, energia, mitezza, temperanza, lentezza, pacatezza, tranquillità ma sono menzionate anche violenza, viltà, essere inerme, tracotanza, ingiustizia, stoltezza, elogio e biasimo, inettitudine, discordia e potenza unificatrice… Neanche la politica può, secondo Platone, mettere assieme onesti e malvagi ma il politico, a questo punto, prima mette alla prova, poi indirizza “a chi sia in grado di educarli e di svolgere questo servizio”.  L’educazione alla virtù quindi, l’elevarsi alla nobiltà d’animo, l’affinità e l’unione per legami morali e umani e prendere parte a ciò che è giusto. Il bello e il buono? E’ “l’unica opera di tessitura dell’arte del regnare” (temperanza e valore le qualità del politico). Moderazione e coraggio per realizzare un tessuto realizzato con un intreccio giusto quindi, dove il tessuto avvolge tutti gli altri per “tenere uniti in questo intreccio, e regge e dirige senza tralasciare nulla di quanto convenga ad uno Stato felice”. Parole sempre attuali…

 

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