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Riflettendo sull’Irrazionalismo sistematico di Bruno Fabi

Dicembre 31
23:00 2008

Di recente, nell’intento di farne una nuova e approfondita lettura, ho ripreso tra le mani Il Tutto e il Nulla del Maestro Bruno Fabi, pubblicato nel ’52 dai Fratelli Bocca di Milano e ristampato nel 2006 dall’Anemone Purpurea di Luca Onorati. So per esperienza che questo impervio e centrale capolavoro filosofico, che trova in me notevoli corrispondenze di pensiero, è in grado di provocare nel mio spirito sempre nuove sorprese e di suscitare nuovi stimoli ad ogni rigenerante lettura. È accaduto anche stavolta, e fin dalle prime battute, leggendo la prefazione dal Fabi stesso curata alla prima edizione del ’52, caldeggiata da Ugo Spirito, padre del “Problematicismo”. In poche righe, l’autore riassume magistralmente, con autentica umiltà, il senso più profondo ed altamente morale del suo pensiero. E lo fa con garbo e leggerezza, con il cuore in mano, potremmo dire: “Rileggendo queste pagine, egli dice, mi conforta (…) il non aver inteso esporre né tanto meno criticare le recenti dottrine filosofiche o le trascorse, facendo l’usuale sfoggio di concetti e di nomi, ed affettando la consueta benevola con essi familiarità, ma lo aver seguito costantemente e soltanto, per contro, il preciso intento di esprimere, per quanto possibile, quella che io credevo allora essere la mia filosofia, e pertanto la mia stessa vita, e in quale modo pensassi che la mia filosofia e la mia vita coincidessero in senso assoluto con la verità, la mia verità”.

Si può esprimere meglio di così l’assurda pretesa di verità oggettiva della ragione? Filosofia, dunque, quella del Fabi, come racconto del proprio percorso di pensiero; come esposizione di una verità, o di un aspetto della verità, e non dell’unica verità, assoluta e universale, incontrovertibile. Ciò la dice lunga sui due processi apparentemente antitetici di questo originale pensatore, che da un lato non rinuncia alla ricerca del vero (come accade in tante espressioni della filosofia contemporanea, fautrici di un relativismo male inteso), e dall’altro conduce tale sete di assoluto nell’ambito più proprio, ossia in quello della propria persona, della propria vita, della propria riflessione. Ecco attuata, nell’ambito della filosofia, una vera e propria rivoluzione copernicana. Universalità e individualità stanno l’una nell’altra, così come l’uno nell’altro stanno l’assoluto e il relativo. La ricerca filosofica, dunque, è valida solo per chi la compie, senza nulla pretendere da altre persone? E se così fosse, come ritiene l’autore, ciò non ne vanificherebbe la pubblica espressione? È proprio questo il dubbio che, nel prosieguo della prefazione, assale il pensatore. Tutto dipende, a mio parere, dall’idea di consesso civile o di polis che si nutre. Cos’è la società, un tutto unitario e granitico, o un insieme di esseri individuali? Ci si rivolge a tutti, come è nelle pretese della filosofia razionale, o a ciascuno, come in queste rivoluzionarie teorie?
Si dirà che questa è letteratura, ma anche la letteratura è pensiero. Ricomporre la filosofia con l’arte, con la letteratura, con la scienza (come il Fabi ha concretamente fatto nel corso della sua vita singolare), non significa forse tornare alle arcaiche radici del mito? E cos’altro è il mito, se non una weltanschauung, una visione del mondo, una filosofia? Parliamo – è ovvio – di mitopoiesi allo stato sorgivo e non di favole mitologiche stancamente tramandate senza pregnanza rivelativa. E, a proposito di rivelazione (di fede), è opportuno ancora sottolinearne il campo individuale d’azione, per non travalicare in quel rozzo fanatismo religioso e terroristico che fa inorridire e dal quale il Fabi pone giustamente in guardia nella sua filosofia.

Manifesto dell’Irrazionalismo Sistematico

Testo della riunione di fondazione

Il giorno 8 giugno 2005, in Roma, nell’abitazione di Bruno Fabi, sono presenti, oltre allo stesso Bruno Fabi, filosofo, fondatore dell’Irrazionalismo sistematico, istituito attraverso l’opera fondamentale, Il Tutto e il Nulla (saggio di una filosofia dell’irrazionale), ed elaborato in modo compiuto mediante le successive opere letterarie, saggistiche e scientifiche, i seguenti personaggi: Aldo Onorati, scrittore, poeta e critico letterario; Franco Campegiani, filosofo e poeta; Filippo Ferrara, scrittore e saggista (questi ultimi, estimatori del sistema filosofico suddetto, di cui condividono senza riserve i contenuti). I convenuti, concordemente con il fondatore, decidono di pubblicare il seguente

MANIFESTO

allo scopo di divulgare sul piano filosofico-artistico-culturale la filosofia dell’irrazionale e di porre in rilievo i relativi cardini del sistema. Il quale:
1) disvela e afferma, al di là di ogni ipocrita o ingenua illusione, in un mondo dalle infinite contraddizioni reali, in cui tutto è possibile, anche l’impossibile, l’irrazionalità dell’essere e della vita;
2) pone la ragione come componente antinomica necessaria della suprema contraddizione dell’essere (“razionale-irrazionale”); ne esalta la funzione irrinunciabile nello svolgimento storico del pensiero, ma ne rivela anche i limiti e la relatività, specie quando usata come ragione astratta;
3) esalta, nell’ambito dell’irrazionalismo trascendentale, il potere magico della fede nel linguaggio, nell’azione, nella religione, nel bene, ma, se la fede è ridotta a rozzo fanatismo, anche nel più atroce di mali;
4) pone a conclusione il motto del fondatore, sintesi, con valore relativo, della sua filosofia: “Tutto ciò che è reale è irrazionale”.
Firmato: Bruno Fabi – Franco Campegiani – Filippo Ferrara – Aldo Onorati

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