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SCELTE LUNGIMIRANTI PER LA POPOLAZIONE ITALIANA

SCELTE LUNGIMIRANTI PER LA POPOLAZIONE ITALIANA
Luglio 13
12:34 2023

 

E’ stata appena pubblicata la trentunesima edizione del Rapporto annuale dell’Istat, una preziosa fonte di conoscenza che fornisce un’ampia base informativa e di analisi sulla situazione del Paese in un quadro caratterizzato da notevoli opportunità, come quelle offerte dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), ma anche da nuovi elementi di crisi e incertezza.

Il Rapporto, scaricabile gratuitamente dal sito dell’Istat, analizza tutti gli aspetti della vita nazionale, dalla demografia all’economia, dal capitale umano all’ambiente. E’ una facile lettura decisamente consigliata a tutti.

Tra i tanti temi trattati dal Rapporto, due appaiono di particolare interesse: l’andamento demografico e la formazione dei giovani.

Al 31 dicembre 2022, i residenti in Italia ammontavano a 59 milioni, 179 mila in meno rispetto all’anno prima. I cittadini stranieri erano 5 milioni, l’8,6 per cento dei residenti. Il 2022 si contraddistingue per un nuovo record del minimo di nascite (393 mila), e per l’elevato numero di decessi (713 mila).

Si stima che tra il 2021 e il 2050 vi sarà una riduzione della popolazione residente in Italia di quasi 5 milioni, passando quindi da 59 a 54 milioni di persone.

Come sarà possibile affrontare tale grave problema che, tra l’altro, comporterà una riduzione della forza lavoro necessaria per sostenere una popolazione sempre più vecchia? La strategia adottata dal governo di incentivare la natalità rendendo la genitorialità meno gravosa (es. la costruzione di nuovi nidi dell’infanzia) va nella giusta direzione, ma non è assolutamente in grado di produrre un sufficiente impatto in termini di numeri e di tempistica (se, per ipotesi, oggi aumentasse significativamente il tasso di natalità che è uno dei più bassi in Europa, 1,24 figli in media per donna, i risultati in termini di rimpiazzi degli anziani si avrebbe tra due decadi). La soluzione strutturale risiede in una politica delle immigrazioni selettiva misurata con le necessità del mercato e della società e una politica della naturalizzazione, politiche che in Italia, diversamente da paesi come la Germania, non si vedono da anni (molto si fa per i respingimenti e poco per l’integrazione degli stranieri).

La prospettiva demografica di medio lungo periodo si caratterizza per una scarsa disponibilità di risorse umane nella fascia più giovane della popolazione e rende ancora più gravi gli attuali problemi di sottoutilizzo del capitale umano, con particolare riguardo all’emigrazione di giovani laureati e a coloro che non studiano, non lavorano o che non sono in formazione professionale.

In Italia, nel 2021 il tasso di espatrio dei laureati di 25-34 anni, noto come fuga dei cervelli, è stato del 9,5 per mille tra gli uomini e del 6,7 per mille tra le donne. Tali migrazioni sono sostanzialmente dovute al fatto che i giovani qualificati non trovano posti di lavoro che corrispondono alle loro qualifiche e alle loro aspirazioni, e quelli disponibili sono troppo spesso non adeguatamente retribuiti e stabili, condizioni che i giovani trovano nei paesi ospitanti che si avvalgono delle loro preziose competenze (il costo per la formazione di un dottore di ricerca è di centinaia di migliaia di euro, investimento sostenuto dall’Italia e “regalato” agli altri Paesi che poi sul piano economico sono nostri concorrenti).

L’Italia dovrebbe cambiare completamente prospettiva sostenendo i giovani con varie modalità: il settore pubblico, della ricerca e dell’università dovrebbe attuare un piano straordinario di assunzione di giovani tecnici, ricercatori, docenti e le imprese dovrebbero offrire ai neo assunti stipendi e condizioni di lavoro adeguati.

I responsabili del destino del Paese, pubblici e privati, dovrebbero fare finalmente scelte lungimiranti, superando una visione miope e di breve periodo che non crede nella cultura come forma di sviluppo dell’Uomo, convincendosi finalmente che il futuro della nostra nazione è nelle mani dei giovani che devono essere messi in grado di esprimere appieno le proprie capacità per il bene della comunità.

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