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Storia della Tranvia dei Castelli Romani – 2/2

Aprile 04
23:00 2009

4. Il dopoguerra e la soppressione dell’intera rete.
Nel 1945, al termine delle ostilità, la STEFER faceva un inventario dei danni subiti, che si rivelarono ingenti. Ma, nonostante la situazione ancora difficile, la ricostruzione veniva avviata con grande celerità. Soltanto il ripristino della tratta Albano-Velletri accusava ritardi, dovuti alla ricostruzione del ponte di Ariccia (1948), che crollerà di nuovo quasi vent’anni dopo (1967). La diramazione tranviaria da Genzano per Lanuvio venne definitivamente soppressa sostituendola con servizi-navetta di autobus. All’inizio degli anni ’50 si andavano delineando le prime avvisaglie di crisi della tranvia dei Castelli sia perché questi mezzi su rotaia risultavano essere ormai antiquati (alcune vetture risalivano addirittura agli anni ’10), sia perché l’autobus- con caratteristiche ben diverse rispetto al decennio precedente- si affermò rapidamente per la sua economicità di installazione ed elasticità di impiego, diventandone un temibile concorrente ma, e soprattutto, l’aumento della motorizzazione privata che tolse utenti al trasporto pubblico; si consideri, altresì, che il trasporto su rotaia divenne, per tali motivi, ingombrante e pericoloso per la viabilità cittadina (erano molti i Comuni dei Castelli, in cui i binari erano situati proprio al centro della strada causando innumerevoli incidenti, anche mortali).
Dato questo stato di cose, alla STEFER non rimase che potenziare i servizi tranviari urbani e sostituire con linee automobilistiche i servizi extraurbani.
Risale al 1954 la chiusura delle tratte tranviarie Frascati-Grottaferrata, Marino-Albano e Genzano-Velletri. Le linee Valle Violata-Marino, Cinecittà-Grottaferrata e Grottaferrata-Valle Vergine cessarono l’esercizio il 15 dicembre 1962, seguite dalla funicolare per Rocca di Papa il 15 gennaio 1963. Restava ancora in servizio la linea Roma-Velletri che compì l’ultima corsa alla mezzanotte del 3 gennaio 1965, chiudendo così la lunga storia della tranvia dei Castelli Romani.
Tutto il materiale rotabile restante fu accantonato sia al deposito di Via Appia a Roma che lungo i binari di Capannelle, in attesa di demolizione. Quest’ultima località era meta dei nostalgici della tranvia che vi si recavano asportando, dalle vetture abbandonate, qualsiasi cosa che potesse loro generare un ricordo.
5. Ultime vicende e curiosità varie.
el 1976 la STEFER cambiò denominazione in ACOTRAL (Azienda COnsortile TRAsporti Lazio) incorporando tutte le autolinee di trasporto private (SITA, PIGA, ZEPPIERI, ATAL, ecc.) per formare una grande azienda regionale. Oggi è suddivisa in due grandi società: COTRAL per i servizi extraurbani su gomma e Met.Ro. S.p.A. per i servizi su rotaia (Metropolitana, Ferrovie Vicinali, ecc.). Occorre fare un piccolo cenno sui depositi tranviari della STEFER. Il primo, e più importante, era quello di Via Appia (a Roma) – costruito nel 1903 ed ampliato nel 1913 – dove si trovavano le officine di manutenzione e riparazione dei rotabili. Successivamente (1905) fu costruito il deposito di S. Giuseppe situato a Grottaferrata e tuttora esistente, dotato anch’esso di officine per la manutenzione e ricostruzione delle vetture. Il terzo fu aperto nel 1912 sulla Via Appia in località Acqua Lucia (Velletri), non più attivo.
In conclusione, tutti possono notare, sotto l’imbocco della stazione Anagnina della Metro A, una vettura tranviaria dei Castelli di ultima generazione (per l’epoca) ma oggi un po’ trascurata. Si tratta di una motrice con pantografo per presa di corrente a cui era agganciata una vettura simile, senza motori, facente parte dell’ultimo acquisto fatto dalla STEFER, nel 1931, di vetture motrici (con annesse “rimorchiate”) numerate 81-84 (essa ha il numero 82). È dotata di due carrelli a quattro assi motori della potenza di 348 HP con freni pneumatici a dischi ad espansione automatica e moderabile sui quattro assi, con avviamento reostatico e controller a manovella. Rappresenta l’unica testimonianza di quella che fu la Tranvia dei Castelli Romani e che fa parte della nostra storia.
Informazioni tratte dal volume Le tramvie del Lazio di V. Formigari e P. Muscolino, ed. Calosci, Cortona 2004 e da testimonianze e ricordi. (Fine)

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