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Il Castello Farnese

Maggio 31
23:00 2009

Pico, paese in provincia di Frosinone, a 190 metri d’altezza, ha origini oscure: il nome sembra che abbia avuto origine dall’uccello chiamato pica, anche se molti vorrebbero richiamarsi all’omonimo dio latino dei boschi. Per molto tempo venne chiamato anche Lupico. La storia di questo paese, che sembra antichissimo, in realtà ha origine documentate solo nel medioevo: sappiamo con certezza che è stato fondato dopo il 1049 da Giovanni Scinto, uno dei signori di Aquino. Il Castello venne qui eretto perché vi passa una delle vie trasversali per la Marittima: si tratta di una strada che già anticamente collegava Gaeta con Avezzano e la Casilina con l’Appia, attraverso i monti Musoni. Per questo il Castello fu il punto di riferimento del paese per secoli, ma ora è quasi del tutto distrutto. Si conservano avanzi delle mura e dei torrioni cilindrici. Gli avvenimenti successivi alla fondazione sono noti: il Castello, appartenuto alla circoscrizione di Pontecorvo, è passato più volte di mano dai signori di Fondi ai monaci di Montecassino. Nel trecento il Castello raggiunse una propria organizzazione comunale e doveva avere una certa consistenza, se annoverava una decina di chiese e doveva fornire quattro soldati. Distaccandosi definitivamente da Pontecorvo, passando sotto la signoria prima dei d’Aquino e poi dei Montenegro e degli Spinelli, ne seguì le sorti quando quest’ultimi furono coinvolti nelle guerre contro gli aragonesi. Dagli Spinelli passò ai della Rovere, e ai Farnese, dai quali, per un breve periodo prese il nome. Questa dinastia ha ricostruito il Castello e promulgato nuovi statuti. Durante il Settecento il patrimonio feudale venne liquidato a favore di famiglie borghesi locali e nel 1734 il feudo passò alla camera regia. Nel 1802 Pico fu insignito del titolo di città dal re di Napoli e con l’unificazione entrò nel regno Italiano. Pico è dominato dalle rovine del Castello Farnese da cui si gode un vasto panorama: ormai è quasi del tutto distrutto e si notano solo alcuni torrioni sui quali svetta una torre con orologio di costruzione rinascimentale. Una parte del maniero è stata destinata a parco pubblico.
Bibliografia: (Istituto Italiano Castelli Lazio – Bonechi – C.Rendina-Valorizzazione del Lazio.it)

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