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Agli studenti e alle studentesse del Mamiani

Febbraio 22
08:06 2021

Insieme a molti altri/e vi siete mobilitati/e, dopo un anno di pandemia provocata dagli stessi adulti che non hanno saputo prevenirla, non l’hanno saputa gestire e che hanno molte responsabilità per aver edificato un sistema che l’ha generata.

Un anno di distanziamento fisico, di precauzioni, di sostituzione della scuola in presenza con pesanti e, spesso, inutili ore di lezione davanti a uno schermo.

Le promesse, le cantate dai balconi, gli striscioni con su scritto “Andrà tutto bene” sono evaporate.

E siete apparsi voi, con i vostri corpi, le vostre idee, i vostri slogan e la vostra necessità di esprimervi.

Vi hanno dipinto come untori, ora che i “runners” o i “vecchietti che fanno la fila 3 volte al giorno al supermercato” non attirano più l’attenzione mediatica.

Insomma, siete tutti singolarmente aperitivisti, fancazzisti, ingenui, menefreghisti, viziati e incoscienti.

Senza distinzione alcuna.

Salvo nei momenti in cui state zitti e buoni, chiusi in un angolo a chattare tra di voi senza esprimere nulla che vada contro le decisioni già prese. In pratica, quando non esistete come soggetto politico siete riconosciuti come una passiva categoria di individui da intervistare per dare qualche esempio singolo di “buone maniere”.

Vi criticano, coloro che 18 anni, o giù di lì, li hanno già vissuti.

Predicano alla grande, ma in tutti questi anni cosa hanno fatto per impedire la pandemia e per evitare di trovarsi del tutto impreparati ad una qualsiasi emergenza?

Dove erano quando hanno tagliato sanità, istruzione e trasporti, devastato l’ambiente, prodotto guerre e miseria oltreconfine, costruendo sistemi di schiavitù legalizzata nei confronti dei lavoratori e delle lavoratrici?

Se voi siete “colpevoli” di esservi finalmente rivisti in presenza, non per andare a sciare o in crociera, ma per aver dato luogo ad uno spazio concreto di incontro e di riflessione, lo siamo anche noi.

Per averlo fatto tutte le volte che lo abbiamo ritenuto necessario.

Per esserci presi quello spazio e quel tempo che sono propri di ogni lotta e che le controparti vedono come il fumo negli occhi, ci sentiamo al vostro fianco.

Per tutte le dinamiche che state vivendo: genitori rompicoglioni, docenti sull’orlo di una crisi di nervi che non vedono l’ora di sfogarsi, giornalisti che tifano per gli sgomberi a colpi di manganello e, dulcis in fundo, le aggressioni fasciste, il controllo delle forze dell’ordine e le minacce di sanzioni disciplinari nei vostri confronti.

Non siete e non sarete soli.

Con questa nostra lettera, ci rivolgiamo anche a chi non ha preso parte alle vostre forti iniziative perché nessuna “ginnastica d’ubbidienza” ha mai storicamente prodotto alcun avanzamento sociale.

Nessun immobilismo è stato mai artefice di qualcosa di positivo, anzi, ha sempre garantito lo status-quo.

È vero che niente è risolutivo, del resto se bastasse qualche giorno vissuto a tempo pieno, avremmo già fatto la rivoluzione 10 o 20 volte… Ma il non far niente sa di rinuncia aprioristica.

Dato che non ci sembra che vi siate mossi “tanto per fare qualcosa” ma ascoltandovi e leggendo quanto scrivete è evidente che la reazione che avete scatenato, dalle minacce della dirigente alle infamate fasciste, c’entra poco o nulla con l’aver occupato un edificio scolastico ma è molto più dovuta ai contenuti che esprimete.

Certi di vedervi nelle prossime occasioni di discussione e nelle mobilitazioni cittadine, auspichiamo che proseguiate e rafforziate il vostro autonomo percorso.

 

 

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