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Aksana Danilčyk – Il confine si è chiuso…

Marzo 15
16:27 2021

Aksana Danilčyk – Il confine si è chiuso
 
In queste nuove liriche della poetessa bielorussa Aksana Danilčyk , la quale ha pubblicato con la nostra editrice una pregevole silloge che ha avuto in Italia molti apprezzamenti, troviamo ribadito il suo impegno civile, e soprattutto riaffermate le atmosfere poetiche le quali nascondono – come per incanto – un afflato nuovo di descrizioni e una passione sentimentale che esplora l’ignoto (lo vediamo soprattutto nella prima poesia, in cui Jonathan incarna la libertà ed il sapore d’uno strano dialogo-monologo fra l’essere -l’autrice- e l’inconoscibile. Ai versi di denuncia sociale, si alternano, in queste nuove composizioni, atmosfere molteplici, tenere, plurisemantiche. Dopo la lettura, rimane come una dolorosa carezza nel cuore, l’eco di un grido addolcito da una mano lieve, che dona alla penna una forza che trascolora in mite amore per gli esseri ogni assunto.  
Aldo Onorati

 

 

 

 


***
Di dove sei venuto, Jonathan,
tra le grasse anatre di Serabranka[1],
tra i corvi urlanti,
e i piccoli gabbiani di fiume?
Precisamente, non tra, ma sopra.
 
Ho riconosciuto la tua apertura alare
e il tuo becco giallo
sopra la giunzione del flusso del fiume
con una sottile pellicola di ghiaccio,
dove altri uccelli viziati
chiedevano il cibo
e tu studiavi il cielo.
 
Da dove vengono questi
voli sulla nostra città,
sulla nostra scuoiata città invernale,
accelerazione e libramento,
argento oro alluminio ottone
le ombre delle nuvole traforate
dai raggi del sole
che cadono sulle tue ali?
 
Può essere
soltanto un allenamento
sulla strada dal mare al mare,
ma può anche essere  
che hai volato sopra la mia testa
perché non dimentichi
per cosa ci è stato dato il cielo?
 
Ti ho riconosciuto, Jonathan.  
 
[1] Il quartiere di Minsk.

            Primavera incoronata
                    
                                І
Brilla
nte
                
allettante
                                  verde
-azzurra
primavera, spruzzata lungo il fiume,
rimasta nella nervosa città,
autoisolat
a entro i limiti accessibili,
è andata verso l’acqua dove fioriscono i giardini,
e invece
del profumo di mela inala
il profumo di spiedini bruciati,
ascolta come da qualche parte bussa
no ai cancelli della terra
le file degli unici veri depositari
della memoria appropriata.
 
È davvero diverso quello
che sentono loro e quello che senti tu?
 
Brilla
nte
                
nauseante
                                  verde
-azzurra
primavera, coronata d
i voli сancellati.
Forse vale la pena
di dare un calcio
al sole per mandarlo dietro le nuvole,
e far cadere dal cielo una pioggia disinfettante?
 
La speranza è l
ultima a morire,
ma muore
lo stesso.
E
, grazie a Dio, muore,
può
darsi finalmente che si liberi lo spazio
per la sicurezza, per una nuova conoscenza, una nuova volontà?
 
Sicuramente non andrai
dove si affretta alla parata
il loro
gruppo di pionieri.
Da
tanto tempo sei in quarantena.
 
È importante che non sia per tutta la vita.
  
                   ІІ
Qualcosa è successo al vicino,
è accaduto qualcosa
guarda la sua Lexus blu –
su un
auto scura si nota
ogni goccia di pioggia o di lacrime.
Le macchine – come i cani –
quando vengono abbandonati,
inizia
no a guaire e a piangere.
Il loro
aspetto triste non lavato, i loro occhi,
ricopert
i di varie briciole primaverili,
che
cadono dalla quercia del portone,
marcature di uccelli,
ruote
sgonfiate
racconta
no il loro essere orfani:
se nessuno viene per loro,
non
chiama, non dà il comandoavanti,
perdono la loro volontà.
 
Qualcosa è successo al vicino,
è accaduto qualcosa
,
passa una settimana, due, tre…
Al mattino sento suo figlio che ride dietro il muro,
impara
ndo a camminare.
Forse non c’è da stupirsi
per questa mancata apparizione –  
in
tempi di confini chiusi?..
Ma invano.
 
Il confine
si è chiuso,
e
lui non potrà ritornare.
Mai più potrà ritornare –
questo confine non si
riapre.
 
Solo ora ho imparato il suo nome.  
 
***
E quelli assetati di libertà,
           di manifestare la volontà,
                     di esprimere loro stessi,
si muovevano su una nuova rotta,
                   ascoltavano la parola,
che ha trovato l’incarnazione,
                   è diventata il senso,
il fondamento  
             di un universo non solo privato.
Camminavano perché hanno creduto,
                        perché hanno scelto  
qualcosa più grande
                      della propria esistenza.
 
Ora, che la metà non c’è più
                      né qua né là,
quando la delusione
         è diventata come un canyon del Colorado
qualcuno comunque
            continua a camminarci sopra,
                                         sulla corda
dal passato al futuro,
             lega delle estremità,
qualcuno comunque  
            continua a camminare dalla storia
                                                alla Storia.
 
Qualcuno
          che non obbedisce agli ordini.
 
E se chiedo
          cosa ne pensi delle forme del mondo
e della tua dipendenza da loro,
          delle strategie di autoconservazione e
                      di autodistruzione,
avresti una risposta?
 
Il tempo sta accelerando,
                il mondo si sta avvicinando
e, come attraverso una lente d’ingrandimento,
               diventano visibili tutti i suoi difetti.
 
E tu, cosa sai fare tranne le poesie?
 
Siamo troppo seri  
                per prendere la vita come uno scherzo,
troppo seri
                per trasformare la letteratura in uno scherzo.
 
Avrei forse io una risposta
                 diversa dal mio destino,
che continua a camminare
           lungo la strada dalla storia
                              alla Storia?


Traduzione in italiano di Marco Ferrentino  

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