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Califano e la legge Bacchelli

Califano e la legge Bacchelli
Dicembre 09
16:57 2010

Franco CalifanoIl caso Califano si è esaurito rapidamente, tra infiniti commenti di ogni genere, superficiali e meno, moralistici o indignati, iperbolici e realistici. Lo stesso artista ne è uscito con l’immagine equivoca o patetica, secondo l’ottica, di chi lancia il sasso e nasconde la mano, o dell’ingenuo “messo in mezzo”. Il cantante, probabilmente mal consigliato da un politico di sua conoscenza, aveva invocato il sussidio della cosiddetta legge Bacchelli, emanata in favore di personalità che hanno dato lustro al Paese in campo culturale, artistico, sportivo ma che si trovino in stato di bisogno. Nonostante il clamore, e il frettoloso intervento del Governatore regionale, si è presto accertata l’esistenza di una rendita sufficiente (peraltro superiore all’importo di uno stipendio medio) per una decorosa esistenza. Perciò retromarcia: «Mai chiesto nulla», e fine. Nel frattempo, però, i mezzi di comunicazione, senza distinzione, avevano messo a frutto il caso, con la solita ripetitività, condita da considerazioni banali e superficiali. Ma analizzare la sostanza di tanta televisione-spettacolo sarebbe proprio uniformarsi alla detta banalità. Sembra, invece, interessante metterne in luce, in senso critico, un altro aspetto, che è quello del metodo. I vari programmi di intrattenimento, dal mattino al pomeriggio e oltre, organizzano tavole rotonde con dovizia di esperti e opinionisti vari; fin qui è lo spettacolo, anche se l’informazione è veramente poca e l’approfondimento raro. Quello che appare inaccettabile, oltre che diseducativo e offensivo, è, invece, il trattamento riservato alle persone presenti in studio o collegate in video. Pare che esse debbano pagare il prezzo del passaggio televisivo e, da esseri umani, diventano solo una sponda per le infinite e compiaciute carambole dei partecipanti al consesso. Così vengono spesso interpellate senza attendere risposta, o subito zittite, o aggredite senza possibilità di replica: sono l’icona su cui cliccare, a turno, per sviluppare la scena, e gli accorti opinionisti, più o meno di giro, stanno bene attenti a non farsela rubare, dispensando a piacimento astiosi giudizi o apprezzamenti infondati e spropositati; così accade che Califano diventi uno che ha fatto molto per l’Italia. Forse basterebbe essere semplicemente coerenti: fare la discussione senza giovarsi della presenza dell’interessato o meglio ancora, nel caso lo si inviti, rispettarlo dandogli la possibilità di partecipare con qualche frase compiuta, anche nell’interesse di chi ascolta. Il ruolo della “tappezzeria” questa volta è toccato a un cantante, ma è indifferentemente assegnato a vittime di reati, studiosi, artisti veramente grandi, con poche eccezioni (spesso aiuta l’avvenenza o il peso politico). Vanno bene la leggerezza dell’intrattenimento e la necessità di riempire i palinsesti, ma almeno i principi ‘fondamentali’ della correttezza e dell’educazione non guasterebbero.

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