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CORRADO GATTA, PRIMO MANDOLINISTA DEGLI SCREPANTI

CORRADO GATTA, PRIMO MANDOLINISTA DEGLI SCREPANTI
Gennaio 05
17:07 2020

 

Ci siamo conosciuti durante i festeggiamenti del Centenario degli Screpanti nello scorso ottobre 2019, quando si presentò nello slargo del Belvedere dedicato proprio a questo nostro Concertino… Non indossava il caratteristico costume dei nostri musicisti, era a riposo, mi disse e mi raccontò che ricordava con tanto piacere quando nel ’55, soldato a Treviso, quattro marinai ch’erano in servizio a Venezia lo prelevarono dalla caserma: trascorse con loro un bel momento conviviale in trattoria; erano quattro palombari, graduati, uno di loro suo paesano, stesso cognome anche se non erano parenti; saputo del suo trasferimento da quelle parti, aveva deciso di farlo stare in compagnia facendogli sentire meno nostalgia della lontananza da Rocca di Papa. Inutile dire che quel compaesano fosse il mio papà, con il quale mantenne sempre una bella amicizia.

Invitata, ci siamo rivisti qualche giorno dopo in casa sua in viale Enrico Ferri e gli chiesi di raccontarmi di lui: seduto sul divano del suo salotto, con una vista sull’orizzonte assolato, iniziò a ricordare…

Era stato bambino durante il fascismo – nato nel 1933 – aveva frequentato le scuole elementari dalle Suore d’Ivrea – ‘e moniche giù – e quando Suor Filomena, la sua insegnante una volta scrisse una nota sul suo quaderno,   la risposta del papà Ulderico fu lapidaria:

– Botte da orbi, senza pietà !

Sorrideva Corrado Gatta, sfatando il mito di un’altra religiosa dell’Istituto, Suor Maddalena, che al ricordo di molti bambini d’allora era tacciata come molto severa e manesca: a lui faceva ripetizioni e lo aveva preso a benvolere. Della scuola ricordava anche quando la sua maestra gli aveva fatto recitare una poesia davanti al nonno Silvio Scardecchia che, sostituendo il podestà residente a Frascati, era andato a scuola per una cerimonia ufficiale. La passione per il palcoscenico già da allora emergeva in quel bimbetto alto, magrissimo…

Aveva proseguito gli studi ad Albano Laziale, nell’Istituto San Leonardo Murialdo: durante la nostra chiacchierata Corrado ricordava che a pranzo – era in convitto – gli propinavano una polentina americana, un passato di cereali molto nutriente. Durante i pasti un convittore, a turno, leggeva un libro nel silenzio dei commensali: era rigorosamente vietato, infatti, far rumore con il cucchiaio o con la bocca, pena vedersi sottrarre il piatto da Padre Francesco che senza alcuna pietà ne avrebbe gettato il contenuto nel secchio destinato al maiale. Al termine degli studi si diplomò in ragioneria a Roma.

A 17 anni studiava musica, sempre nella Capitale, con una professoressa napoletana che abitava a Piazza Vittorio e, vista la sua passione per il canto, il giovane Corrado sostenne anche un provino con la Vis Radio, la stessa casa discografica di Claudio Villa e azienda di produzione di apparecchi radiofonici; cercavano uno stornellatore e lui, superando una selezione venne scelto insieme a una ragazza. Gli stessi discografici lo mandarono a scuola da un professore di canto e con la sua partner canora incise una pizza di stornelli botta e risposta.

Avrebbero voluto fargli un contratto alla Vis Radio, ma Corrado nel frattempo era stato assunto in banca e, nonostante le insistenze del suo insegnante di canto,  preferì mantenere il suo lavoro nella BNL.

Vinse anche un concorso di Voci nuove a Genzano nella Casina delle Rose: si era avvicinato alla musica, ribadiva, proprio perché amava cantare.

Entrò a far parte degli Screpanti negli anni 50/60 e aveva una grande amicizia e affiatamento con Terenzio Botti, autore della bella canzone dedicata a Rocca di Papa, scritta e composta come risposta all’esclusione della nostra città nel famoso inno romanesco Gita ai Castelli.

Amavano suonare insieme – ricordava Corrado – e a Terenzio piaceva come lui riuscisse a esprimere il suo talento con le note.

–  Il mandolino canta e la chitarra lo accompagna… – sottolineava sorridendo,  mostrandomi il suo mandolino acquistato una quindicina di anni prima a Catania, presso Musikalia a Sant’Agata Li Battiati, di Alfio Leone: lo aveva pagato, ricorda, 999 euro ed aveva imparato a suonarlo proprio grazie a Terenzio.    Durante i concerti degli Screpanti, la simbiosi chitarra e mandolino erano virtuosismi che esaltavano tutto il gruppo e il pubblico presente.  In un concerto a Viterbo, in occasione del carnevale, Corrado cantò sul palco: il capo delle guardie municipali era di Rocca di Papa, racconta, e volle fortemente che il Concertino allietasse quella festa.     Si vela di malinconia la nostra chiacchierata, quando con tristezza ricorda la scomparsa di Terenzio:

– Avevamo provato e suonato vicino al suo forno fino alle 18.00: giunto a casa ho ricevuto la telefonata che non c’era più…    Ma vuole sentire qualcosa? – lo sento chiedermi, quasi riscuotendosi e tralasciando di dire che, quando qualche tempo prima aveva lasciato il Concertino, ne era primo mandolinista…

Prende il suo strumento facendolo cantare… le più famose arie del repertorio romanesco e napoletano si librano nell’aria: da un lungo elenco scritto su un foglio mi invita a scegliere alcuni brani e la voce del mandolino, guidato con maestria  da quelle dita sicure si libra nell’aria con le note di Chitarra romana, Voc’e notte, Sora Menica, Lungotevere dorme …,  ancora adesso mi perdo nel ricordo…Lo lascio in me, salutandolo con un sorriso… Ciao Corrado.

 

 

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