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“Critica pedagogica della fantascienza”

“Critica pedagogica della fantascienza”
Novembre 11
11:48 2009

pietrangeli-antonioscaccoAntonio Scacco da molti anni si prodiga nella fantascienza, in tempi più recenti soprattutto attraverso la rivista di settore Future Shock. Non a caso, è proprio in questo periodico che si sono stratificate numerose ed interessanti recensioni. Qui vengono scelte, catalogate e finalizzate in considerazione dell’aspetto pedagogico, rimarcando tutto il grosso contributo che il genere apporta. L’innato e immotivato pregiudizio nei confronti della science fiction si ripercuote in un immaginario collettivo che, sovente, la identifica nel fantastico. L’imitazione di possibili eventi del futuro nel “principio aristotelico di non contraddizione” segnano invece un’accertabile demarcazione tra i due generi. Nel perseguire un’idea umanistica della scienza, dalla quale assumere modelli per impostare la fantascienza, si mette in evidenza la rilevanza di stimoli creativi nonché critici, relativamente a previsioni di catastrofismi, quali opportuni strumenti per giovani consapevoli del domani. Con queste premesse, l’autore apre l’opera attraverso blocchi suddivisi per sottogeneri. Un cospicuo settore, naturalmente, viene lasciato agli alieni. Con Carpenter e il suo esploratore extraterrestre, paradossalmente fuoriesce il mito del “buon selvaggio” di Rousseau nei confronti di una società scientifico-tecnologica. Nell’ambito italiano Federici percorre originali esiti portando la narrazione di un libro nel suo con cospicui elementi di realismo. Con Nardelli, questa propensione viene accertata anche ne Le grotte di Tulsa, con esiti che sfociano in un “ecologismo integrale”. Pestriniero non trascura questioni aperte con il futuro, come il “confronto/scontro tra uomo e computer, poesie e aridità”. Non mancano spunti evergreen, come Il villaggio dei dannati. Interessante la sezione critica, soprattutto allorquando viene espressa verso una letteratura che spesso riflette le inquietudini della contemporaneità. Degno di nota lo spaccato del saggio di Bertondini, centrato sulla “letteratura popolare giovanile” in ogni sua accezione, incluso fumetto e fotoromanzo. Con Brunetti, la letteratura di massa viene distinta da quella di consumo. Attraverso il percorso del formalista Ejchenbaum, egli segnala in Poe la strutturazione della short story, ma è Cantore ad indagare la scienza nella sua valenza umanistica ed ispirare l’autore, mentre in Del Pizzo si concretizza l’apporto storico nel genere attraverso Verne e le correnti ottocentesche. La fantascienza, soprattutto nell’idea del grande cinema, come con Fahrenheit 451 di Truffaut o 2001: Odissea nello spazio di Kubrik, è tutt’altro che un “sottoprodotto letterario”, un genere che, col Frankenstein di Shelley del 1818, vede i suoi lontani esordi. L’evoluzione e la genetica, invece, esordiscono nel libro con un’invettiva alla volta di Darwin. Del resto, il catalogarlo come “pura e semplice ideologia”, riporta inequivocabilmente a taluni inquietanti risvolti dello scorso secolo. A proposito di clonazione, come non condividere che, l’arroganza della scienza, potrebbe interporre qualche altro “Hitler” o “Stalin” di turno sul corso della nostra storia, ma è pur altrettanto lecito chiedersi in quale altro medioevo sarebbe in grado di proiettarci ancora la teocrazia, soprattutto nei sempre attuali risvolti religiosi integralisti. Scorrono quindi le macchine e il virtuale con tutte le relative insidie, quelle della tradizione della “nemesi faustiana”, ma anche ipotesi più verosimili, come quelle di Asimov, fino ad esplorare talune nuove frontiere aperte dal cyberpunk. Un notevole ruolo della creatività emerge con Dickson, il quale, finalmente, vede un’umanità conseguire risultati incoraggianti liberando “energie creative”. Elementi d’intramontabile populismo e militarismo scandiscono la sezione politica, dove sono presenti anche scrittori esuli dall’ex URSS, come Zamjàtin. L’undicesimo comandamento apre la parte dedicata alla religione, con i rammarichi dell’autore per i risvolti anticlericali. Moniti verso l’amore aperto e condiviso di Heinlein, che va oltre la tradizione hippies con ascendenti tra talune sette cristiane dei primi secoli. Lafferty ripercorre Utopia di More, capolavoro umanista, mentre con Pugni, addirittura, ricorrono persecuzioni cristiane ipotizzate ad opera di scientisti. Tra le righe dedicate alla società, più che altrove, ricorrono alcune puntualizzazioni di carattere teologico. Col viaggio torna il tema del naufragio, Robinson dello spazio è l’iperbole cosmica di Defoe mentre, con Navigatori oltre lo spazio, si chiude tra “crononauti” alla velocità della luce superstiti tra l’iperspazio nell’antico Egitto. Al di là delle personali posizioni espresse dall’autore, tra queste pagine si percepisce un lavoro svolto con umana passione e profonda motivazione attraverso film, romanzi, saggi, davvero di tutto e di più: uno strumento didattico, quindi, da prendere in considerazione.

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