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Dal motivo al tema: la critica tematica oggi

Giugno 01
02:00 2008

Organizzata a Ravenna dal Dipartimento di Storie e Metodi per la Conservazione dei Beni Culturali della locale sede dell’Alma Mater Studiorum di Bologna, in occasione della presentazione del Dizionario tematico della Utet, la tavola rotonda dedicata alla “Letteratura per temi” ha avuto il merito di richiamare l’attenzione sulla tematologia, che negli ultimi venti-trenta anni si è rivelata una delle forme vincenti della critica letteraria. Vittima di una diffidenza antica, quella crociana per ogni approccio positivistico alle Scienze umane, la tematologia fino agli anni Novanta è stata guardata con sospetto da molte parti, trovando detrattori sia sul versante della critica marxista, ancorata agli schematismi del meccanicistico rapporto struttura-sovrastruttura, sia da parte degli strutturalisti che temevano inducesse a trascurare il lavoro sui testi, e quindi attivamente osteggiata da tanta “critica accademica autoreferenziale” come ha riferito Anselmi, Direttore del Dipartimento di Italianistica. Il quale ha voluto fornirne invece una legittimazione anche sul piano didattico, come utile approccio (soprattutto nell’insegnamento superiore dove è più sentita l’esigenza di rinnovare gli strumenti) in quanto, se da un lato costringe a rivisitare il canone, scoprendo accanto ai classici anche autori meno considerati, dall’altro, di conseguenza, induce ad una revisione della geografia della letteratura, al fine di ricostruire nuove mappe della letteratura europea e mediterranea. Di fatto la ricerca tematica, per cui punti di partenza sono stati i lavori di Curtius, Spitzer e Auerbach, affronta l’immaginario, la memoria culturale nel suo complesso, e il lavoro sui testi non può prescindere dall’immaginario collettivo. Basti pensare ad esempio come si trasforma il tema del viaggio nell’aldilà, nell’inferno, dalla prospettiva medioevale all’oggi, diventando viaggio nell’inferno della metropoli o del lager. La tematologia esige dunque interdisciplinarietà e diviene così luogo d’incontro in una moderna “Repubblica delle Lettere” (per usare un’espressione muratoriana). Ma anche strumento fondamentale per seguire “trasversalità ineludibile e mescidanza delle radici”di un’Europa in cui riconoscere non soltanto la matrice classica e l’apporto giudaico-cristiano, ma anche le energie di Germani, Celti, Arabi di Spagna, come illustrato da Remo Ceserani (allievo di Fubini, maestro di Letterature comparate), coordinatore del Dizionario, nonchè autore di un’opera Il materiale e l’immaginario per la scuola superiore, che ebbe all’epoca il merito di aprire la didattica scolastica alla dimensione tematica. Da parte di molti intervenuti si è tuttavia ammessa l’inutilità della querelle che, nel corso del lungo dibattito che ha investito la critica tematica, ha riguardato la definizione del suo oggetto di indagine, il tema appunto, e la distinzione tra ‘tema’ e ‘motivo’. Per i folcloristi russi, andava riconosciuto nel ‘motivo’ un elemento di ordine intellettuale, nel ‘tema’ invece le singole incarnazioni del motivo, come più chiaramente espresso dai Tedeschi che distinguono tra Gehalt (motivo) e Gestalt (tema). Segre negli anni Ottanta arrivò ad una definizione quasi ‘quantitativa’ di ‘tema’, come elemento stereotipo che sottende tutto un testo o una parte di esso, mentre i motivi sarebbero elementi minori, meno estesi e più numerosi. Per Ceserani, Domenichelli e Fasano i due elementi sarebbero intercambiabili, non soggetti ad una definizione precisa. In mancanza dunque di un preciso criterio di individuazione del tema, il problema di costituire un dizionario tematico ha potuto essere superato solo grazie ad un forte pragmatismo, così che l’opera deve essere considerata non tanto un repertorio esaustivo, quanto piuttosto work in progress, sorta di ipertesto e chiave di accesso al panorama dei siti (che difettano per scarsa selezione critica), rete tematica che aiuti a leggere e dialogare con le voci. Si tratta cioè di un’opera ispirata ad un empirismo acuto, caratterizzata da estrema elasticità del confine tra tema centrale e motivo marginale, e che si dilata da mega-temi, come l’amore (entrato come tema dalla tarda antichità con Catullo e ripreso poi nel Medioevo con Chretien de Troyes) a singoli motivi materiali, che possono assurgere a posizione di primo piano (come l’asino di Apuleio, o le mosche di Alfieri). Ma va a comprendere anche temi-archetipi. Così Antonello, nella storia tematica della conoscenza, parte dai grandi miti gemelli di Prometeo e Faust, mentre Domenichelli costruisce una storia dell’occidentalismo che dall’Illuminismo arriva a Kipling e a Tolkien. Un ‘prodotto artigianale’ dunque, costruito secondo un’etica del fare piuttosto che sull’imperativo accademico del categorizzare. Prodotto che ha suscitato qualche “bonaria critica da vecchio strutturalista” da parte di Keir Douglas Elam, Direttore del Dipartimento di Lingue e Letterature straniere, che lamenta l’assenza di personaggi-tipi (come il miles gloriosus) e la dimensione un po’ “italocentrica” del dizionario, peccato veniale del resto, avendo l’Italia funzionato da grande motore tematico verso le letterature di tutto il mondo e quella anglosassone in particolare, verso la quale il Rinascimento e la cultura umanistica italiana hanno agito da snodo della grande cultura classica.

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