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Domenichino: Decorazione dell’Abbazia – 1

Domenichino: Decorazione dell’Abbazia – 1
Febbraio 04
23:00 2009

Domenichino - S. Nilo (Cappella Farnese, Abbazia di Grottaferrata)Annibale Carracci suggerì al cardinale Odoardo Farnese di commissionare la decorazione della Cappella dei Santi Fondatori, posta all’interno dell’Abbazia di Grottaferrata, al giovane Domenichino. Al contrario, le scelte del cardinale sarebbero, infatti, ricadute sul Lanfranco, ma il più giovane dei fratelli Carracci fu abile nel convincere Odoardo Farnese ad optare per il suo pupillo. L’incarico rappresentò per il giovane artista la prima importante opera decorativa della giovinezza. Studi del Rocchi, dello Spear e della Borea convergono sull’idea che il Domenichino sia stato non solo il decoratore della cappella, ma anche l’architetto. Tale ipotesi è avvalorata dagli scritti del Bellori che parla dell’artista come l’autore del disegno “dell’intaglio del soffitto”, poi ripetuto anche nella decorazione in marmo del pavimento. Le ipotesi sopra avanzate poggiano, inoltre, sull’esistenza di un disegno preparatorio dell’artista, che illustra la decorazione della controfacciata attraverso l’uso di uno schema prospettico illusionistico che si ispira all’impianto architettonico dell’arco trionfale. Qualora le teorie corrispondessero a verità, ci troveremmo di fronte ad uno dei pochi ambienti costruiti e decorati dallo stesso artista e mantenuti in buone condizioni. Alcuni documenti dell’epoca permettono di circoscrivere l’arco temporale durante il quale furono realizzati i lavori. Nel 1608 il Domenichino aveva già iniziato ad occuparsi dell’incarico ricevuto a Grottaferrata e l’anno successivo, pur trovandosi a Bassano, stava preparando i cartoni per la decorazione della cappella. Inoltre, sulla porta e il soffitto in legno della cappella stessa sono visibili le iscrizioni del nome del committente, soprattutto dell’anno 1610. Vista la presenza documentata dell’artista nel luglio dello stesso anno a Grottaferrata, si presume che solo successivamente, e presumibilmente nell’autunno del 1610, sia stata completata l’opera. Molto probabilmente per la Cappella dei Santi Fondatori, che impegnò l’artista per circa diciotto mesi, il Domenichino ricevette il modesto compenso di 72 scudi che nulla furono in confronto ai 125 avuti da Vincenzo Giustiniani per la decorazione eseguita della residenza estiva di Bassano. Ricerche dello Spear affermano che il Domenichino abbia iniziato i lavori presso l’Abbazia nell’autunno del 1608, che li abbia interrotti per un breve periodo per poi riprenderli nel settembre dell’anno stesso. È noto, infatti, che il giovane artista bolognese ricevette altre commissioni tra il 1608 ed il 1610, periodo che lo vide impegnato anche a Grottaferrata. In quell’arco temporale il Domenichino si occupò dell’affresco La Flagellazione di Sant’Andrea per la chiesa di San Gregorio al Celio, della realizzazione dell’apparato decorativo di una sala della dimora di Vincenzo Giustiniani a Bassano e dei progetti per la “memoria funebre” del cardinale Agucchi. L’affresco di San Gregorio, che Annibale Carracci riuscì a vedere prima della sua morte, rappresentò un evento importante nell’evoluzione dello stile del Domenichino. Seppur la teoria voluta dal Bellori, che vede l’artista autore dell’impianto architettonico della chiesa romana, non sia attendibile, è stato rilevato che lo schema di San Gregorio influenzò il Domenichino nella riproduzione delle forme architettoniche antiche negli stessi anni in cui lavorava al cantiere di Grottaferrata. Nuovi modelli gli furono forniti anche dalla vicinanza di Annibale Carracci il cui stile lo indusse ad interpretare la pittura di storia del XVI secolo in una visione soggettiva e completamente personale. La riflessione sulla raffigurazione delle forme e sulla rappresentazione dei fatti storico-religiosi è evidente nella scansione cronologica delle decorazioni che il Domenichino eseguì a Grottaferrata. La datazione dei lavori e la sua esecuzione in tempi differenti ci permette di risalire ai cambiamenti manifestatisi nel linguaggio dell’artista bolognese. Nell’attività grottaferratese del Domenichino è possibile distinguere due fasi relative alla realizzazione dell’apparato decorativo. La prima interessa il periodo che va dal 1608 ai primi mesi del 1609, la seconda ed ultima parte, che interessò il completamento dei lavori, venne effettuata dopo l’esecuzione dell’affresco di San Gregorio al Celio.

Bibliografia: Almamaria Mignodi Tantillio, Domenichino a Grottaferrata, in Domenichino 1581-1641, AA.VV, Electa, Milano, 1996

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