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Guareschi e Roma Città Aperta

Settembre 14
09:22 2009

Il 24 gennaio 1954 il giornalista e scrittore Giovanni Guareschi pubblicò su “Candido” una lettera scritta a macchina del 19 gennaio 1944 su carta intestata della Segreteria di Stato di Sua Santità Pio XII firmata da Alcide De Gasperi e destinata al tenente Colonnello A.D. Bonham Carter che si trovava a Salerno. Nella missiva De Gasperi chiedeva agli Alleati il bombardamento della periferia di Roma, dell’acquedotto e di altri obiettivi strategici. La decisione fu giustificata da De Gasperi con queste parole “Ci è purtroppo doloroso, ma necessario insistere nuovamente, affinché la popolazione romana si decida ad insorgere al nostro fianco, che non devono essere risparmiate azioni di bombardamento nella zona periferica della città nonché sugli obiettivi militari segnalati. Questa azione, che a cuore stretto invochiamo, è la sola che potrà infrangere l’ultima resistenza morale del popolo romano, se particolarmente verrà preso, quale obiettivo, l’acquedotto, punto nevralgico vitale. Ci urge inoltre, e nel più breve tempo possibile il già sollecitato rifornimento essendo giunti allo stremo”. Fin qui non c’era era nulla di strano, gli archivi della Resistenza sono pieni di documenti di questo tipo. Questo documento venne pubblicato sempre da Guareschi sulla rivista settimanale “Ta – pum del cecchino” e le conseguenze si sentirono presto perché non ci fu solo una levata di scudi in favore di De Gasperi che era capo del governo ma il povero Guareschi venne querelato e condannato per diffamazione, processato scontò 409 giorni di carcere e sei mesi di libertà vigilata. Questa vicenda getta un’ombra su De Gasperi e sono stati scritti migliaia di articoli e libri in cui è stato detto tutto e il contrario di tutto. Occorre fare chiarezza su un punto; sempre su “Candido” comparve una lettera firmata sempre da De Gasperi del 26 gennaio 1944 indirizzata ad un esponente del CLN che riportava: “Carissimo, spero di ottenere da Salerno il colpo di grazia. Avrete presto gli aiuti chiesti. Coraggio avanti sempre, per la Santa Battaglia, auguri di buon lavoro e fede”. L’interrogativo è la critica che la stampa fece al contenuto della prima lettera dichiarando che mancava di acume politico; cioè De Gasperi era a conoscenza che Roma era stata dichiarata “città aperta” mentre scriveva queste cose? L’istituto della “Città Aperta” non è regolato dal Diritto Internazionale: significa semplicemente che la città non dispone di mezzi difensivi o offensivi e quindi è esente sia dai bombardamenti aerei che da attacchi terrestri. Negli archivi militari americani vi sono dei documenti che gettano una luce diversa sul contenuto della prima lettera di Guareschi e pubblicata con la convinzione che fosse autentica. La questione è legata al fatto che Roma era “Città Aperta”; una dichiarazione che però gli Alleati non riconobbero mai ufficialmente. In una lettera che Pio XII mandò al presidente americano Franklin Delano Roosvelt datata 19 maggio 1943 si chiede di risparmiare Roma dai bombardamenti aerei, l’ambasciatore americano presso la Santa Sede Myron Taylor in precedenza dichiarò che “l’America non porta rancore verso il popolo italiano (…) i grandi tesori e monumenti di Religione ed Arte, patrimonio prezioso non di una Nazione, ma di tutta la civiltà umana e cristiana sarebbero stati preservati da una irreparabile rovina”. Il 16 giungo giunse una lettera a Pio XII da parte del Presidente Roosvelt rassicurando il Papa che “gli attacchi contro l’Italia saranno limitati ad obiettivi militari nei limiti del possibile” ma anche che “nell’eventualità che si ritenga militarmente necessario per gli aerei alleati operare su Roma, i nostri aviatori sono esattamente informati sulla localizzazione del Vaticano e hanno ricevuto istruzioni specifiche per evitare la caduta di bombe sulla Città del Vaticano”. Vi è anche una nota di pugno del Presidente Roosvelt sulla lettera al Papa in cui dichiara “La sua lettera a me non era una richiesta di non bombardare Roma ma Egli ha parlato dei luoghi storici ed ha anche parlato della Santa Sede che io suppongo includa le chiese fuori dal Vaticano”. La questione di “Roma Città Aperta” si apre con le parole del presidente Roosvelt;
· 25 giugno 1943 il Nunzio Apostolico chiede che Roma venga risparmiata dagli attacchi aerei.
· 28 giugno 1943 il Nunzio Apstolico comunica a Myron Taylor che il Governo Italiano si impegna a togliere da Roma gli obiettivi militari, quello stesso giorno Roosvelt scrive al Segretario di Stato Vaticano “Occorre parlare chiaro… la guerra è guerra e, siccome la sede del Governo è a Roma e da qui muove guerra contro di noi… l’unica via è chiedere che Roma si dichiarata città aperta. Occorrerà la rimozione di tutte le installazioni militari, del personale e delle attività italiane dalla città. Tutto ciò, poi, comporterà l’approvazione da parte degli inglesi, ma di questo sono certo si potrà discutere”.
· Il 31 luglio 1943 il ministro degli Esteri Guariglia comunica al Vaticano che Roma è dichiarata Città Aperta, la Santa Sede attraverso la Svizzera e il Portogallo comunica il 13 agosto ai governi di Londra e Washington la nota contenente la dichiarazione.
– Il 4 agosto Churchill interpellato da Roosvelt scrive “Dichiarare Roma città aperta avrà un effetto sulla nostra opinione pubblica che sarà il più infelice. Cosa diranno i russi? Potrebbe essere una prova che noi ci stiamo preparando a fare una pace separata con il Re e con Badoglio. Sarà portato in tutto il mondo e attraverso l’Italia come un successo per il nuovo governo italiano che avrebbe salvato Roma da pericoli futuri. Non c’è dubbio che la loro grande speranza è veder riconosciuta l’Italia come area neutrale, e Roma sarebbe il primo tassello”. A questo punto il passo all’armistizio dell’otto settembre è breve.
– Il 7 ottobre 1943 il sottosegretario di Stato Edward Reilly Stettinius scrive a Roosvelt che la questione di Roma “città aperta” è al vaglio da parte del governo britannico.
Ma fino al gennaio 1944 non accadde. Nella Città del Vaticano vi erano numerosi diplomatici alleati e diversi esponenti del CLN fra i quale anche De Gasperi. Lo scambio di corrispondenza fra Vaticano e Stati Uniti era conosciuto sia dagli Alleati che dalla Resistenza visto che negli archivi del Foreign Relations of The United States sono stati ritrovati più di cento documenti. Quindi tutti erano a conoscenza delle richieste della Santa Sede di dichiarare Roma città aperta e che le richieste non sarebbero state accolte. Agli inizi del 1944 alleati e membri del CLN avevano delle aspettative quando cominciò a girare la voce di uno sbarco alleato che avrebbe portato alla liberazione di Roma. L’atmosfera della capitale in quei giorni è descritta molto bene da Robert Katz nel suo libro “Roma città aperta”. La Resistenza romana aveva ricevuto il seguente messaggio in codice dai servizi segreti alleati “Per Roma e per tutti gli abitanti è giunta l’ora di combattere in tutti i modi possibili e con tutte le loro forze. Sabotate il nemico… Bloccategli le vie della ritirata, distruggete le sue vie di comunicazione fino all’ultimo cavo, colpitelo dovunque, continuate a battervi instancabilmente senza pensare alle questioni politiche fino a quando saranno arrivate le nostre truppe. Informate tutte le bande e tutti i partiti”. Il messaggio era un appello alleato a organizzare immediatamente l’insurrezione. Non c’è nulla di strano che De Gasperi avesse chiesto i bombardamenti su Roma visto che era città aperta solo nelle intenzioni, allo scopo di spingere il popolo romano all’insurrezione. Dopo il 13 agosto 1943 Roma subì ben 51 bombardamenti fino al 4 giugno 1944 quando la V armata del generale Mark Clark entrò a Roma. Due giorni dopo gli americani sbarcarono in Normandia.

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