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Il centenario degli scouts

Settembre 22
23:00 2007

Quando Robert Baden-Powell, (B.P.) dal 1 al 9 agosto 1907 a Browsea, nella baia di Poole sulla Manica, organizzò un campo sperimentale per una ventina di ragazzi inglesi non si aspettava di certo un così largo successo, ma la piccola ghianda piantata in quel luogo si sviluppò in un grande movimento, estendendo i suoi rami nel mondo intero. Nato a Londra nel 1857, divenne sottotenente di cavalleria. Partito per l’India, onde tenere occupati i suoi uomini del contingente Hussars, pensò di farli diventare esperti nello scouting, cioè l’arte della ricognizione, dell’interpretazione degli indizi, delle tracce, della sopravvivenza, del vedere senza essere visti.
Durante la guerra fra gli Inglesi e i Boeri, con il suo gruppo di scout militari in Sudafrica, mise a frutto, con successo, astuzie e trucchi ingegnosi, conquistando naturalmente, una certa fama in patria.
Il crescente interesse dei giovani a seguito della pubblicazione a puntate di “Scouting for boys”, dove erano riportate le esperienze di tanti anni, ma anche le tradizioni e il modo di vivere delle svariate popolazioni dell’allora immenso impero Inglese, lo stimolarono a trasformare quella che era stata un’arte della guerra in uno strumento di pace e di fraternità, ponendo le fondamenta di un metodo educativo che in pochi anni diventerà il movimento giovanile più numeroso al mondo e con la maggiore diffusione territoriale in ogni contesto etnico culturale e religioso.
In Italia, risalgono al 1910 i primi esperimenti di scoutismo e le città inizialmente interessate furono Bagni di Lucca (RE) e Genova con le ‘Gioiose’ di Mario Mazza.
Nel 1912 “Il Messaggero” di Roma pubblicava un annuncio per il reclutamento di giovani che costituirà il primo gruppo del Corpo Nazionale Giovani Esploratori Italiani (CNGEI), nel 1915 nasceva il movimento femminile (UNGEI) mentre nel gennaio del 1916 iniziava le sue attività l’Associazione Scout Cattolici Italiani (ASCI). Invece l’AGI (Associazione Guide Italiane, cioè il ‘ramo’ femminile dello scoutismo italiano muove i suoi primi passi nel 1944 a Roma, ancora sotto l’occupazione tedesca.
A Frascati, le prime divise, grazie ai Salesiani di don Bosco, fecero apparizione nell’Oratorio di Capocroce nel 1921 e già nel 1924 alcuni Scout nostrani parteciparono al 2° Jamboree internazionale svoltosi a Copenaghen, dove conobbero personalmente Baden Powell. Ma questa è un’altra storia da raccontarsi nel… 2021, anno del centenario dello scoutismo cattolico frascatano.
Lo Scoutismo e il Guidismo (il metodo al femminile, voluto dalla sorella di B.P.) sono un movimento educativo che si propone la formazione integrale della persona, secondo i principi e i valori del fondatore, attualizzati oggi dall’organizzazione mondiale del Movimento Scout WOSM/OMMS.
Il metodo vede i giovani come protagonisti della propria crescita in una sorta di autoeducazione che li rende attenti a riconoscere i giusti valori, le aspirazioni, ma anche le difficoltà e le tensioni che in ogni tempo percorrono il mondo giovanile, tenendo conto della necessaria armonia con se stessi, con il creato, con gli altri, vivendo una dimensione di fraternità, di appartenenza sia sul territorio locale, che nazionale ed internazionale superando differenze di razza o religione, imparando ad essere cittadini del mondo e operatori di pace.
Far capire cosa anima lo spirito di chi ha conosciuto lo scoutismo e lo fa sentire tale per tutta la vita (semel scout – semper scout) è difficile. Essendo quasi tutto pratica e poco teoria lo scoutismo va vissuto, se possibile, sin dall’età infantile; nel ‘Lupettismo’, giocando, si apprendono e si trasferiscono saperi stimolando la fantasia nell’ambientazione come avvenne attraverso ‘Il libro della Giungla’ di Kipling; nel ‘Riparto’ si vive la piccola fraternità, la coesione, la divisione dei compiti della squadriglia, imparando a “fare” tutto insieme per il bene comune, infine il ‘Clan’ che, col mezzo semplicissimo della ‘Strada’ accresce l’esperienza comunitaria, la progressiva ricerca del senso della vita e lo sviluppo della dimensione sociale e spirituale.
Dalla metà degli anni ‘50 dello scorso secolo il metodo scout si è valorizzato come uno strumento privilegiato di educazione permanente per tutte le stagioni della vita con una proposta di associazionismo anche per l’età adulta, il “M.A.S.C.I.” Movimento Adulti Scout Cattolici Italiani, e la F.I.A.S. Federazione Italiana Adulti Scout, uomini e donne maturi che cercano luoghi di impegno e riflessione, servendosi di varie attività, nell’intento di proseguire nell’ideale scout (di lasciare questo mondo un po’ meglio di come lo si è trovato)
Nel 1974, all’atto della fusione tra il ramo maschile (ASCI) e quello femminile (AGI) per costituire l’attuale AGESCI (associazione Guide e Scout Cattolici Italiani), il primo contava 55.000 aderenti, mentre l’AGI ne contava 25.000.
Riporto le parole di un vecchio canto scout che un poeta ispirato da tale vita ha voluto lasciare in eredità a questo mondo:
Insieme abbiamo marciato un dì per strade non battute / insieme abbiamo raccolto un fiore sull’orlo di una rupe / insieme abbiamo appreso ciò che il libro non addita/insieme abbiamo compreso che l’Amore è il senso della vita/insieme abbiamo portato lo zaino che ci spezza / insieme abbiamo sentito del vento la carezza / insieme insieme è il motto di fraternità / insieme nel bene crediamo.
Traspare da questi semplici versi il fondamento primario che è quello di essere comunità, ma scoutismo non è solo questo ma anche: meritare fiducia, lealtà, servizio, dare amicizia a tutti, cortesia, rispetto dei superiori, avere riguardo della natura, affrontare con serenità le piccole difficoltà della vita quotidiana, lavorare insieme, rafforzare e approfondire il sentimento religioso e infine (questa l’aggiungo io) riuscire a fare allegramente le cose serie e seriamente le cose allegre. Ed ancora, come era nell’intenzione di B.P., bisogna insegnare ai ragazzi il gioco, qualunque esso sia e non essere semplici spettatori, inculcare nelle menti che si possono cancellare le prime due lettere dalla parola impossibile, che l’ottimismo è una forma di coraggio che da fiducia agli altri, portando al successo qualsiasi iniziativa, che fare del bene è attivo, essere buono è passivo, che ognuno di noi è padrone della propria vita, che in questo viaggio sul fiume dell’esistenza si deve imparare a spingere la propria canoa non contando troppo sull’aiuto degli altri. Insomma, insieme alle mille altre esperienze che la vita in una comunità scout offre, si imparano piccole – cose come saper accendere un fuoco, fare dei nodi o magari imparare l’alfabeto Morse – che sembrerebbero ormai inutili in questo mondo supertecnologico, ma che ancora oggi fanno parte di un metodo educativo attualissimo che ha cent’anni, ma non li dimostra!
Auguro a quanti si sentano parte di questa grande famiglia, i ragazzi, i capi, gli Assistenti Ecclesiastici, i genitori e a quanti anno fatto parte del M.A.S.C.I. un buon anniversario.

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