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Il Papa che non ti aspetti

Febbraio 24
14:02 2013

Forse dovevamo capirlo da quella immagine della prima apparizione alla finestra appena eletto. Non era mai capitato che un Papa si rivolgesse ai fedeli festanti con le mani congiunte a palme unite: come ad indicare un abbraccio e allo stesso tempo una richiesta di vicinanza. Un Papa terreno, conscio di essere ministro di Dio, ma non Dio in terra.

L’immagine di tutti gli altri pontefici è sempre stata, almeno per quanto si ricorda, quella di braccia allargate, sì in un abbraccio, ma sicuro e autorevole per ‘virtù’ divina. Eppure la figura di Benedetto, accolto all’inizio con qualche diffidenza dovuta alla presunta freddezza teutonica e ad una storia o fama si conservatore, si è rivelata rivoluzionaria; molto più di qualche approccio mediatico accattivante di alcuni predecessori. Le sue dimissioni segnano l’avvento di una Nuova Chiesa. Una Chiesa finalmente inserita nel Mondo e a misura d’Uomo. Nel segno di Cristo, il figlio di Dio che soffre, si dispera, può anche ‘umanamente’ sbagliare. Pare che questo minuto teologo amante della musica abbia avuto la forza di rompere il cerchio che tante volte imprigiona le Autorità, civili o religiose, in una sorta di campana di vetro che accentua e moltiplica la distanza dagli altri, che siano cittadini o fedeli. Emerge una consapevolezza straordinaria delle questioni in gioco. Quante volte si è assistito ad un imbarazzante e deleterio arroccamento di un potere, magari etero diretto, che perdeva dignità e carisma a causa di una cieca e spropositata fedeltà al dogma? Ecco, anche Benedetto XVI, pur fedele nel suo esercizio della dottrina a tanti altri dogmi direttamente collegati al Divino, ha voluto mettere i famosi puntini sulle i. Una distinzione netta tra il Divino trascendente ed il Terreno immanente, che sicuramente dialogano, ma hanno due piani d’azione diversi. Gli insegnamenti divini che sono ‘principali’ devono essere ‘incarnati’ nel terreno con la concretezza, umiltà e responsabilità proprie del genere umano; altrimenti rischiano il peccato ipocrita e la distruzione delle coscienze. Insomma per spiegarci meglio occorre una ferma, anche se in pratica difficile, applicazione del “A Dio quel che è di Dio, a Cesare quel che è di Cesare” per evitare il pericolo più odioso in tema di religione o anche di virtù civile, i “sepolcri imbiancati”. Quando il Papa, forse anche a causa dell’età e della malattia, si è reso conto di non essere più adatto al suo ‘lavoro’, ha avuto la forza di lasciare il passo. Dalle notizie che emergono giorno per giorno pare che abbia tentato con ogni forza di contrastare i gravi casi di malcostume o addirittura di reati nel governo delle cose ecclesiastiche (pedofilia, scandali finanziari e altro), ma, resosi conto della inadeguatezza, ha compiuto un gesto ‘politico’ di forza inaudita, mettendo a nudo tutti i problemi per avviarli a soluzione. Sicuramente col un altro timoniere, ma soprattutto con strumenti nuovi e confacenti al governo delle cose terrene della Chiesa, ivi compresi i reati. Questo evento, come è stato più volte ricordato, avrà una portata storica, sia per il precedente, assolutamente positivo in prospettiva futura, sia per i riflessi che potrà avere, anche solo come esempio, nella società civile e politica universale. Infatti, al di là delle semplici battute, la ‘certificazione’ della possibilità di ricambio, per ogni ragione ed in ogni sede, anche quelle più alte, è un bene sommo da tenere in considerazione ed esercitare appena se ne presenti l’esigenza o solo l’occasione. Confidiamo, non si sa con quanto ottimismo, nei ‘buoni intenditori’.

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