La sconfitta della democrazia
Nella massima manifestazione della democrazia vi è senza dubbio la richiesta di espressione del Popolo. Esprimere un parere, un’idea, una scelta di giudizio, sia esso favorevole o puramente negativo, liberi da schemi e dettati di ordine politico o partitico. Questa dovrebbe essere l’espressione di un Referendum. Nazioni come la Svizzera o i paesi nordici lo usano per l’ordinaria consultazione dei cittadini, per lo sviluppo del sistema sociale. In Italia no! Anche lo strumento referendario è divenuto un aspro confronto politico elettivo, dove i cittadini sono marionette legate ai fili dei partiti intenti a parteggiare per questo o per quel quesito. Come se i cittadini non fossero in grado di saper leggere, decidere ed anche ascoltare le ragioni o i giudizi da esprimere in piena libertà. È dal 1997 che un referendum non raggiunge il quorum. Non è un orgoglio, e la sconfitta di uno strumento democratico, utilizzato per scopi e ricatti politici-partitici, necessario agli interessi lobbistici dell’elemento di turno. Gli inviti a disertare le urne sono uno scippo della libera espressione. Esponenti di partito si ritengono al di sopra dei cittadini, ai quali indicano i diktat di cosa fare o non fare (mare, montagna o camera da letto). I cittadini non sono ritenuti all’altezza di formulare un libero giudizio dedicato al sistema socio-politico Italiano. Al furto economico perpetrato ai danni dei contribuenti (leggansi le nostre tasche), si aggiunge il furto del diritto all’espressione, che dovrebbe essere liberamente dichiarata da ogni individuo in grado di intendere e volere. Una riforma dello strumento referendario è necessaria. Chi sarà che ne controllerà modifiche ed applicazioni? I partiti parlamentari?
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