Luigi Pirandello – 14 – Sei personaggi in cerca d’autore
Con i Sei personaggi in cerca di autore Pirandello rinnova il suo teatro con una tecnica chiamata “il teatro nel teatro”, perché i sei personaggi non vivono sulla scena solo il loro dramma umano, bensì anche il dramma di non aver trovato un autore che dia loro una personalità. In verità essi aspirano ad essere attori di se stessi. È una vera rivoluzione, non solo dal punto di vista della tecnica e della poetica, ma anche dal punto di vista artistico, perché l’autore contemporaneamente narra due drammi: uno di miseria, l’altro della vita negata a quelle creature della fantasia.
In questo capolavoro ci sono altri motivi pirandelliani: l’incomunicabilità, lo sdoppiamento della personalità e il contrasto tra la vita dell’arte e la finzione scenica, che è in Pirandello un tema veramente grande, in quanto diventa il problema dell’uomo che consapevole di non essere mai simile a se stesso, chiede di essere posto nell’opera d’arte.
Nasce così nel personaggio teatrale un profondo conflitto interiore in quanto è incapace di distinguere ciò che è illusione artistica da ciò che è la realtà, la vita con i suoi interessi e i suoi problemi reali e concreti.
In quest’opera, che è una delle più significative dell’arte pirandelliana, sono presenti quattro personaggi molto importanti che racchiudono tutto il messaggio che l’autore ha voluto trasmetterci: il padre, la figliastra, la madre e il figlio.
Il padre rappresenta l’interiorità dell’animo con i suoi drammi e angosce. È continuamente tormentato dalle sue colpe, introverso, di grande intelligenza: tutte le passioni umane si combattono dentro di lui, tanto da essere giustificato, ma il mondo non lo perdona. Per questo trascura la moglie accusandola di non averlo saputo conprendere, essendo pieno di problemi insoluti. Ha costretto la moglie ad andare con uomo semplice, diverso da lui, ma non si è adattato alla solitudine. Personaggio tipico del mondo pirandelliano, distrutto da un rimorso, messo alle strette da una mancanza, ma che continua a rimordersi nell’animo, senza esternare questi suoi problemi.
La fgliastra, sempre pronta con qualche battuta pungente a mettere il dito nella piaga paterna, è imprigionata nel peccato, sconvolta dalla vita, dalla miseria, dalla scoraggiante situazione familiare ha reagito a suo modo contro il mondo che le ha ucciso l’anima. Lei è la voce terribile della colpa del protagonista.
La madre è una donna povera, umile, che nella sua umiltà porta il peso delle disgrazie della famiglia, ha una grandissima e commovente umanità. Tutta dedita all’amore per i figli, cercando di unire, ma invano, suo figlio legittimo a quelli avuti dall’unione con un altro uomo. Per questo è abbandonata dal marito, che tuttavia prova verso di lei degli scrupoli. Nella scena questo personaggio non è molto partecipe alla commedia, perché non riesce a comprendere la stranezza del padre e della figlia nel voler rappresentare quel dramma funesto, che lei vive con lo spasimo di tutto l’animo in ogni istante della sua vita. Infatti, mentre tutti gli altri personaggi sfogano gridando la loro situazione disastrosa, lei soffre in silenzio nel modo più straziante.
Il figlio è cresciuto lontano dal padre e dalla madre, incattivito, contrario ad ogni decisione presa dai suoi familiari, a tal punto da provare verso di loro un forte astio e allo stesso tempo una pena e un forte senso di volersi allontanare da loro.
Gli altri personaggi, il giovinetto e la bambina, non sono molto partecipi alla tragedia, ma permettono che il dramma del dolore possa essere portato al paradosso, culminando appunto con la morte di entrambe. (continua)
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