Misteri e dubbi, ansia e amarezza
Ci sono due livelli delle vicende italiane: quello presente e immediato, fatto di polveroni e di politica prêt-à-porter, e quello di lungo periodo, che non gratta i pruriti superficiali, ma devasta la vita di tanti e destabilizza la coscienza e la mente di tutti. Disgraziatamente i due piani si intersecano e alimentano a vicenda, ovvero sembrano due facce della stessa persona, che al bar brinda a prosecco o litiga da tifoso, ma, rientrato a casa, si dispera di fronte alla precarietà economica o familiare. Ecco, appunto la precarietà. È la Categoria che ci governa, nel presente, con i significati specifici noti soprattutto ai giovani, ma non solo, e per il passato, quando si dilata tragicamente a significare irrisolto, oscuro, manipolato, ingiusto. Oltre mezzo secolo di gravi vicende italiane è avvolto dal mistero, si dice. Il guaio è che si tratta di misteri ‘impuri’; nella maggior parte dei casi si sa tutto o quasi, ma manca sempre una tessera, un anello, perché vi sia la certezza ufficiale, consacrata da sentenze o documenti definitivi. Così siamo ancora alla riesumazione del cadavere della persona sepolta come “bandito Giuliano” (Salvatore Giuliano) per accertare la tesi, ormai ben accreditata, che egli fu strumento, forse neanche diretto, di una strage politica e, in realtà, fu fatto fuggire per evitare che parlasse. C’è una serie di stragi, attentati o morti, Mattei, Piazza Fontana, Italicus, Brescia, Pasolini, Moro, Bologna, Ustica, e ancora le bombe del ’93, Falcone e Borsellino …, che sono collegate da una linea grigia di episodi, di contatti e rimandi che fanno pensare ad una strategia addirittura modulare, con aiuto-registi di campo ed un banco di regia sopraordinata che attraversa ogni epoca, sopravvive ad ogni inchiesta, serpeggia, nell’ombra, in ogni governo. Questo costringe tutti a convivere con incertezza e sfiducia, nelle istituzioni e negli uomini che le rappresentano, nel vicino o nell’amico, in chi dice di aiutarti ma non sei sicuro che sia così. La Verità non esiste più, perché è rallentata ad arte, è messa a decantare per 30, 40, 50 anni, e ciò diventa un virus che stravolge l’intelletto e ci convince che ora non possiamo, o dobbiamo, sapere nulla, o solo poco; forse domani, quando il tempo avrà avuto il suo effetto e quando altri disastri attireranno l’attenzione immediata, prima di essere messi a loro volta in standby, potremo sapere come andarono le cose; ma sarà tardi, servirà a poco. L’arte, ogni tanto, prova ad aprirci gli occhi, Orwell o Truman Show, ma ci sono sempre anni e anni di distanza, e la porta del set si apre sempre solo alla fine. Nel frattempo i casi scottanti vengono filtrati dagli 007 deviati o paralleli, e solo dopo, molto dopo, sappiamo della borsa scomparsa di Borsellino, o dei memoriali di Moro, anch’essi svaniti, o che Mattei, il giornalista De Mauro e Pasolini sono stati, quasi sicuramente, immolati sull’altare del petrolio; che forse l’attentato di via Fauro era in realtà diretto verso un agente segreto che abitava in quella strada, e così via, di mistero in mistero, di dubbio in dubbio. Certezze quasi mai; abolita la regola del “due più due”; quando ti aspetti legittimamente il “quattro” ti arriva l’insufficienza di prove, o il segreto di Stato, o l’omicidio del testimone. Così è appena il minimo che si viva nell’ansia, ansia di sapere e ansia di quello che può accadere; è appena il minimo che, dopo tanti anni e tanto dolore vivo, nei parenti delle tante vittime rimanga una amarezza disperante. Ma l’ingranaggio maledetto non si incepperà mai? Purtroppo le speranze sono poche: è troppo ben oliato.
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