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Musée d’Orsay. Capolavori

Musée d’Orsay. Capolavori
Giugno 01
09:54 2014

Johan B. Jongkind, La Senna e Notre-DameLa suggestiva atmosfera del Musée d’Orsay rivive al Complesso del Vittoriano, portando a Roma un angolo di Francia. Sessanta opere, suddivise in 5 sezioni, lasciano il palazzo ottocentesco affacciato sulle rive della Senna per restare nella Capitale fino all’8 giugno 2014. I quadri di Gauguin, Monet, Degas, Sisley, Pissarro, Van Gogh, Manet, Corot, Seurat e altri, dipinti tra il 1848 e il 1914, attraversano lo sguardo impressionista, arrivando alle soluzioni formali proposte dai nabis e dai simbolisti, omaggiando varietà di stili che coesistevano e si contaminavano reciprocamente in quegli anni.

L’esposizione, curata da Guy Cogeval (presidente dei Musées d’Orsay e de l’Orangerie) e Xavier Rey (direttore delle collezioni e conservatore del dipartimento di pittura del Musée d’Orsay), mescolando arte e storia inizia con l’inedito racconto di come una ex-stazione ferroviaria nel cuore di Parigi sia diventata uno dei più celebri musei al mondo. La costruzione della struttura per l’Esposizione Universale del 1900, le origini delle collezioni, le trasformazioni e i lavori di allestimento portati a termine dall’architetto italiano Gae Aulenti, introducono il visitatore nella storia delle avanguardie e della modernità.
La prima sezione della mostra è dedicata all’arte dell’Accademia, nucleo originario di questa collezione, posta a diretto confronto con l’arte realista affermatasi con Courbet. Pierre-Auguste Renoir, Ragazze al pianoforteIl secondo segmento mostra i cambiamenti che la Scuola di Barbizon apportò alla pittura paesaggistica, segnando l’inizio dello studio impressionista sulla luce e la fama di Monet e dell’amico Bazille, che sperimentarono qui la caratteristica pennellata frammentata. Gli impressionisti che ritraggono la vita del xix secolo attraverso il loro tocco moderno sono raccolti nel terzo comparto, mentre la quarta sezione è dedicata ai simbolisti e all’evoluzione del linguaggio pittorico del secondo Ottocento. I pittori che seguirono Gauguin e la scuola di Pont-Aven crearono un nuovo registro di forme espressive dal forte contenuto emotivo.
Il percorso si conclude con l’eredità immensa lasciataci dall’impressionismo, con i pointillistes che esasperano la separazione delle macchie cromatiche, e gli impressionisti che assecondano la voglia di sperimentare puntando verso le avanguardie del xx secolo. «Tra l’Italia e il nostro museo esiste un legame privilegiato» spiega Cogeval, che esprime così l’immenso piacere di vedere le opere del Musée d’Orsay al Vittoriano.

Edgar Degas, Ballerine che salgono una scalaImpressionismo
Una sezione della mostra è dedicata all’impressionismo, movimento artistico nato nell’Ottocento a Parigi che influenzò tutta la pittura successiva. La tecnica impressionista si basava sulla rappresentazione della realtà sensibile e tendeva a riprodurre la percezione ottica con grande fedeltà, su varie tematiche tra le quali spiccavano i soggetti legati all’ambiente urbano. Gli impressionisti miravano a cogliere l’attimo, isolando il gesto, la scena, le emozioni, dal flusso in continuo divenire della vita reale, e per questo dipingevano “en plein air”, cioè non nei loro studi ma direttamente sul posto, a contatto diretto con ciò che li ispirava. Esempi rappresentativi di questa corrente sono i quadri riprodotti in questa pagina, selezionati tra quelli esposti fino al prossimo 8 giugno al Vittoriano.

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