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ORLANDO IN BLUES Intervista al Regista e Interprete Marco Belocchi

ORLANDO IN BLUES  Intervista al Regista e Interprete Marco Belocchi
Febbraio 18
08:00 2023

L’attrice Maria Teresa Pintus

L’Associazione Culturale Genta Rosselli, dal 24 al 26 febbraio 2023 al Teatro Tordinona, via degli Acquasparta 16, a Roma, porterà in scena il Recital-spettacolo Orlando in Blues, tratto dal poema di Ludovico Ariosto.

La riduzione, adattamento e regia sono di Marco Belocchi, che interpreterà anche le letture insieme all’attrice Maria Teresa Pintus.

Il progetto Orlando in Blues prende corpo dopo una rilettura sottile del poema ariosteo alla ricerca della ‘Favola Perduta’, una peculiarità dell’autore che raggiunge vertici sublimi nell’incontro della mitica sorella di Morgana, la Fata Alcina, del Gigante Atlante, della rocambolesca figura di Astolfo, un personaggio focoso ed impulsivo, protagonista di imprese mirabolanti, capace di affrontare avventure impossibili, come il suggestivo volo sull’Ippogrifo alla ricerca del senno perduto da Orlando, che lo spinge addirittura fino alla Luna.

Non sono soltanto i due straordinari attori che si alternano nella lettura e interpretazione degli avvenimenti e dei personaggi della fantasia ariostesca che riescono a rendere avvincente lo spettacolo, ma anche e soprattutto l’aver sposato il recital-spettacolo con la musica originale, eseguita dal vivo, dal Maestro Fabio Bianchini, che con il suo estro artistico fatto di sonorità elettroniche, di contaminazioni del jazz and blues e perfino della musica contemporanea, trasmuta le ottave ariostesche in una sorta di jam session, facendo dialogare la bellezza del mondo antico, con l’evoluzione degli strumenti forniti dalla modernità, reinterpretando in chiave musicale uno dei classici della nostra letteratura.

Maggiori dettagli cerchiamo di ottenerli attraverso la voce stessa di Marco Belocchi.

Il tuo Orlando in Blues è più Furioso o più Innamorato?

Orlando, anche nel poema ariostesco, non è il protagonista assoluto, è uno dei tanti eroi che popolano il racconto, ma il suo episodio, ovvero l’amore per Angelica e la successiva follia, sono un segmento centrale, che io ho ripreso nella mia riduzione, forse dando più peso alla follia, nella suggestiva e dirompente sequenza in cui distrugge tutto ciò che ha accanto, spogliato dell’armatura e brandendo la sua spada. Vocalmente estremamente impegnativo!

L’Attore e Regista Marco Belocchi: foto e costume di scena di Maria Letizia Avato

 Quale tema portante dell’opera hai voluto mettere in rilievo?

Certamente gli amori, quello di Ruggiero per Bradamante, poi distratto da Alcina e quindi il suo abbaglio per la maga e quello narratogli da Astolfo. L’amore puro di Angelica e Medoro e infine quello sfortunato di Orlando per la medesima. Poi la parte magica, il mago Atlante e il volo di Astolfo sulla luna accompagnato dall’evangelista Giovanni. Ma questi sono i temi esterni, i temi della fabula e del racconto. In realtà il tema sotteso è quello del poetare, del comunicare attraverso la parola poetica, raccontare il mondo con ironia e malinconia, da qui la scelta del titolo e in parte della musica: l’estrema malinconia che accompagna tutti i poeti. Forse sono proprio loro i fruitori ultimi. Quindi, in qualche modo, è come se raccontassi me stesso, attraverso Ariosto e la sua favola. (Gli scrittori amo, e fo il debito mio;/ ch’al vostro mondo fui scrittore anch’io.)

Cosa ti colpisce della favola di Ariosto?

Il poema di Ariosto colpisce per vari aspetti. Innanzitutto è un’opera immensa, se solo pensiamo che ha il doppio dei versi della Divina Commedia, restiamo sbalorditi e nella letteratura italiana è forse secondo solo proprio alla Commedia dantesca, per ampiezza di temi, bellezza del verso, fantasia inventiva, ma forse addirittura lo supera per l’ironia continua con cui tratta la materia. Basterebbe questo per restarne affascinati. Il mio lavoro sul testo risale a sette otto anni fa, quando, avevo in mente di farne un laboratorio con una dozzina di giovani attori, poi il progetto si è via via trasformato, sino a prendere la forma attuale. Certamente una delle cose che colpiscono è anche la teatralità, (ricordiamo che Ronconi ne fece un’edizione memorabile) e che comunque Ariosto era avvezzo al teatro, avendo scritto diverse commedie e sovrintendendo agli allestimenti alla corte di Ferrara.

L’Attrice Maria Teresa Pintus: foto e costume di scena di Maria Letizia Avato

 Cosa c’è metaforicamente secondo la tua visione nel giardino di Alcina, sorella di Morgana?

Metaforicamente, e neanche troppo, c’è l’inganno, la manipolazione, l’apparenza che vince la sostanza e quando l’abbaglio ci sovrasta, rischiamo alla fine di trovarci abbandonati delusi, trasformati metaforicamente in piante, come avviene ad Astolfo, senza poter reagire. Nonostante Astolfo metta in guardia Ruggiero, questi ci cade lo stesso: quando l’inganno è troppo forte e potente è davvero difficile resistere ai richiami e alle manipolazioni. Mi sembra che negli ultimi tempi ne abbiamo avuto esempi sin troppo evidenti! E quando l’incanto si disvela, purtroppo l’errore ci appare in tutto il suo orrore (Pallido, crespo e macilente avea / Alcina il viso, il crin raro e canuto).

Come hai riletto la figura del Mago Atlante? Chi è simbolicamente il tutore iperprotettivo di Ruggiero?

Potremmo dire che è uno di quei genitori iperprotettivi (ed io, che l’amai sempre più che figlio), che per eccessivo amore alla fine sovrastano talmente i loro figli tanto da impedirgli una crescita, una propria vita, anche sentimentale o sessuale, e che credendo in buona fede di accontentarli in tutto, in realtà soddisfano solo il proprio egoismo. Una sorta di madre divorante, per dirla in termini psicanalitici, che sottrae il figlio alla donna sposa. Infatti sarà proprio una donna, Bradamante, a liberare Ruggiero per convolare a nozze con lui e quindi emanciparlo.

 Naturalmente tu interpreti il personaggio di Orlando e via via tutti i personaggi maschili, in quale personaggio ti senti più a tuo agio e perché?

Mi sento a mio agio con tutti i personaggi, il divertente è proprio in questo cambiamento continuo, in questa continua alternanza tra narrazione e discorso diretto, quindi nell’entrare e uscire dalle situazioni. Non c’è in effetti un’interpretazione di tipo psicologico, è più vicino ad un teatro narrativo, epico, quindi non c’è una vera identificazione nel personaggio, sono figure, parti di racconto, episodi, spesso appunto metaforici. Tutto in realtà è nel verso e nell’ottava. Però certamente ci sono episodi e personaggi che sento più coinvolgenti, come San Giovanni evangelista che accompagna Astolfo sulla luna, soprattutto per la sua invettiva contro l’ipocrisia, contro i venditori di fumo, contro i profittatori… (E là giù son ruffiani, adulatori, / buffon, cinedi, accusatori) Lo trovo talmente attuale e talmente vicino al mio pensiero e al mio sentire, che mi ci trovo molto a mio agio. Poi certamente la follia di Orlando, più che altro per la difficoltà tecnica che presenta e che mi mette attorialmente alla prova.

 Perché hai scelto Maria Teresa Pintus nel ruolo di Angelica? Quali caratteristiche di questa attrice si sposano con la personalità di questa donna tanto ambita e desiderata?

Non l’ho scelta per questo, tra l’altro Angelica dovrebbe avere 20 anni. La collaborazione con Maria Teresa su questo progetto, risale appunto ad alcuni anni fa, quando volevamo metterlo in scena dopo un laboratorio. Lei tra l’altro ci aveva già lavorato sopra, quindi è stato spontaneo continuare con lei il percorso, proprio per la sua dimestichezza col testo e col verso ariostesco. Cominciare con un’altra attrice avrebbe portato ad allungare troppo i tempi per la necessità di affrontare un lavoro preliminare sull’ottava ariostesca. Maria Teresa quindi ha preso tutti i personaggi femminili ed anche qualche personaggio maschile, per varie esigenze, affrontandoli tutti con notevole padronanza tecnica.

Come mai il tuo Orlando si sposa meglio col Blues e non per esempio con Jazz o qualche altro genere?

Come ho detto prima, il blues si lega alla malinconia del poeta, di colui che narra e quindi il tema in blues accompagna tutti i momenti in cui il poeta si rivolge al lettore/pubblico in prima persona, momenti che io ho intervallato agli episodi. Per il resto la musica originale di Fabio Bianchini spazia dall’elettronica a momenti più jazzati, al rock psichedelico, al progressive con citazioni varie che i più accorti riconosceranno.

Il Maestro Fabio Bianchini

 Come ha fatto il Maestro Bianchini a sposare l’Ottava dell’Orlando con la sua melodia in Blues?

Qui sta il cuore dello spettacolo, che infatti ho definito recital/concerto, (per due voci e tastiera). Forse la parte più creativa è stata proprio durante le prove quando con Fabio e Maria Teresa, per 2/3 settimane ci siamo rinchiusi a fare delle vere e proprie jam session, come fossimo una band musicale. Noi leggevamo le ottave di Ariosto con una certa dinamica e Fabio improvvisava temi, atmosfere, e viceversa sui suoi temi, sulle sue suggestioni noi adeguavamo la lettura e di conseguenza l’interpretazione. Devo dire che è stato entusiasmante! E così si è costruito lo spettacolo, come un concerto, dove la musica tesse sotto la partitura vocale un basso continuo, sottolineando i vari momenti e a cui noi ci atteniamo come fossimo cantanti.

Col suo pianoforte dal vivo, la narrazione diventa poetica o imprevedibile?

In realtà Fabio usa una tastiera e un computer dove ha immesso tutti i suoni che via via utilizza, un lavoro estremamente complesso, considerando che in scena è il solo musicista. Questo però consente (come ho detto prima) di accompagnare la narrazione, esaltando tutti gli episodi e dando ad ognuno un colore specifico. Direi quindi che diventa poetica e talvolta imprevedibile.

Come ha elaborato gli elementi scenici e i costumi Maria Letizia Avato?

«La collocazione temporale potrebbe sembrare il primo elemento da considerare nella scelta dei costumi e degli elementi scenici ma, come spesso accade per gli spettacoli diretti da Marco Belocchi, si mira alla suggestione, all’evocazione non sempre corrispondenti filologicamente al testo. Siamo nel 750 d.C.? Forse, c’è una corazza, un elmo e una spada, ma lo scudo d’acciaio e bronzo è in realtà un grande coperchio d’alluminio e rame. Sebbene si tratti di una lettura scenica gli attori con rapidi cambi a vista diventano ora Melissa, Alcina, Bradamente, Angelica, ora Ruggiero, Atlante, Orlando, San Giovanni utilizzando pochi elementi: una tunica, un gilet, una camicia bianca, una coroncina di fiori o di mirto, brandendo la spada o mostrando al pubblico un luccicante scudo d’acciaio.

Così si realizza la magia del teatro, nel far finta che».

(Maria Letizia Avato)

Se si trattasse solo di un reading, luci e suoni sarebbero stati quasi scontati, ma trattandosi di una specie di concerto in Ottava rima in Blues, come si è orientata Manuela Barbato?

Abbiamo cercato di lavorare con i colori, caldi o freddi a seconda delle situazioni e degli episodi, da quello che suggerivano anche le atmosfere musicali di Bianchini. Naturalmente con i limiti dei mezzi illuminotecnici a nostra disposizione forniti dal teatro.

Locandina creata da Maria Letizia Avato

 

Perché un giovane dovrebbe venire a vedere questo reading-spettacolo? E un adulto?

Mah, credo fondamentalmente per le stesse ragioni, perché il connubio parola /musica in questo caso è estremamente coinvolgente ed anche se il linguaggio può risultare ostico, lasciarsi trascinare dal flusso può essere lo stesso un’esperienza emotiva e non solo intellettuale. Non credo sia un’operazione polverosa per professori nostalgici. Tutt’altro!

 

Teatro TordinonaVia degli Acquasparta 16, a Roma

24/25 febbraio 2023 ore 21

26 febbraio domenica ore 18

Info e prenotazioni 06-7004932

 Associazione Culturale Genta Rosselli

Via Lattanzio 15 – 00136 Roma

Tel. 347.8506519 – Mail: gentarosselli.eco@gmail.com

 

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