Roma 1944: eroi di tutti i giorni
Primavera 1944: un gruppo di donne lava panni alla fontana pubblica davanti al Colosseo; in seguito ai bombardamenti manca l’acqua in città. È l’immagine di copertina del libro di Claudio Fracassi La battaglia di Roma, Mursia Editore, presentato recentemente a Genzano nell’Aula Consiliare. Oltre alle autorità e all’autore, era presente lo storico Ugo Mancini, che ha fatto notare come nel libro, raccolta di testimonianze e ricerche d’archivio, si sottolinei quanto la gente comune sia stata coinvolta e abbia reagito all’oppressione nazifascista.
In casi come questo, sono soprattutto i giovani che si attivano, mettendosi al servizio di una causa in cui credono; e lo fanno senza sapere come andrà a finire. L’impronta del riscatto e la necessità del cambiamento sono indice di un distacco morale della popolazione, un prendere le distanze da tutto quel che stava succedendo in Italia, a Roma, in quel 1944. Una città che dava l’impressione di non accorgersi del dramma che stava vivendo, ove la gente andava a teatro, al cinema; ove il regime cercava di mantenere una sorta di apatica normalità; dove, all’improvviso, hanno preso a scoppiare bombe. Era il riscatto morale di un popolo.
Il libro è una raccolta di testimonianze e affresca una Roma apparentemente cinica, da Kesselring definita esplosiva, prima città a essersi liberata in Europa. Emergono qui eroi sconosciuti tra la gente comune, quando una metà della popolazione proteggeva l’altra metà perseguitata. Come il professor Caronia, immunologo, che nel Policlinico ricoverava e curava malati di “MdK” (morbo di Kesselring), in realtà nascondendo nel suo reparto persone che dovevano sfuggire all’arresto. Leggendo, si arriverà a scoprire una Roma vitale, tra atti eroici, gesti quotidiani di protesta e prese in giro sul palcoscenico dei teatri: famoso l’ammicco di Renato Rascel, che cantava “La bufera” applaudito dagli stessi tedeschi, ai quali sfuggiva il senso del suo linguaggio gestuale.
Fracassi non nasconde la commozione provata durante tutta la stesura del libro: uno scavo nel concreto di chi ha vissuto la guerra, quando vivere non era banale ma una scommessa, dove la gente ha scelto pur non sapendo come sarebbe andata a finire. Un vero insegnamento morale per tutti noi, in questo momento di crisi morale e istituzionale.
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