Salmace
Salmace
Mario Soldati
9788804581840
Mondadori
€ 9,00 e-book disponibile € 6,99
Copertina:
Il nome della ninfa che s’innamorò di Ermafrodito dà il titolo alla raccolta di racconti che darà notorietà al giovane Mario Soldati, regista, sceneggiatore (padre di Giovanni oggi perlopiù regista di fiction televisive). Nel 1929 apparve nelle librerie assieme a Gli indifferenti di Alberto Moravia che non riuscì ad oscurarne le fortune. In questa epoca, che ci appare ormai così lontana, uno scrittore di qualche talento non se ne andava in giro per il mondo ‘da solo’ ma, considerato meritevole dal mondo della critica, lo si accompagnava con pagine e pagine di apparati che sondassero per ogni verso lo stile, gli intenti, le capacità espressive a partire dagli strumenti, dagli studi, così da corredarlo di un buon numero di materiali ed elementi che lo facessero nascere ‘bene’ sulla scena letteraria per restarci piuttosto a lungo.
Se la critica letteraria sia morta o viva, oggi, pare poterlo decretare l’interesse ondivago concessole dal pubblico di lettori, il quale si avvale del proprio diritto di ‘consumatore’ non comperando un testo che trova ‘ben criticato’ ma immagina noioso (cosa che nessuno scrittore ‘ben criticato’ per quanto ambizioso si augura di essere), facendo apparire quella dei critici una ‘casta’ un po’ spocchiosa e fuori dal mondo. Forse però le cose non stanno proprio così e attualmente la critica opera a priori decidendo quale autore sia degno di investimenti e lanci editoriali oppure no. Il discorso non riguarda certo il mare magnum di scrittori auto pubblicati, autori che a volte non si preoccupano di navigare soli e senza alcun titolo preferenziale in mezzo a tanti altri sconosciuti, ma intanto siamo entrati nell’epoca di internet nella quale un libro non se lo nega più nessuno. Mario Soldati, invece, che per storia risaputa fu autore longevo, poliedrico ed artista in altri campi della narrazione, mise di suo, in questa raccolta, una mano davvero felice e sorprendente ponendo ‘sul fuoco’ una serie di argomenti all’epoca non così facili da proporre al pubblico: l’ipocrisia sociale che rende un marito silenzioso davanti ai tradimenti della moglie per mantenere i privilegi ottenuti col matrimonio, Vittoria; l’omosessualità di un professore in cerca di vecchi allievi, Scenario e l’ermafrodita che infine si trasforma da uomo in donna, Salmace. La capacità assieme lieve e drammatica di far muovere mirabilmente i personaggi sulla pagina di Fuga in Francia (forse il più bello) e la messa in scena d’un narciso senza alcuna morale che ruba la fidanzata al proprio figlio nel racconto Mio figlio. Per levità le pagine del libro sfuggono fra le dita, ma a ben guardare, molto meno la possibilità di interrogare i racconti riguardo i segreti che questi contengono per apparire spregiudicati eppure realistici ancora oggi, capaci di sondare l’animo umano ma senza travalicare la forma di rispetto dovuta alle diversità che vivono fianco a fianco. L’eleganza in poche parole, una eleganza reale, con pochi tocchi di autocompiacimento, connota gli scritti. Racconti per proseguire ancora qualche giorno un ipotetico clima di vacanza, per lettori e aspiranti scrittori. (Serena Grizi)
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