San Nicola ad Ariccia
A San Nicola fu dedicata la chiesa ariccina, oggi sconsacrata, facente parte del rinnovo secondario del feudo. Alessandro VII attuò una politica di valorizzazione del paese che oltre alla restaurazione della Porta Romana prevedeva la realizzazione di una nuovo edificio di culto sul luogo dell’antica Collegiata di Santa Maria. Probabilmente il pontefice riteneva che la berniniana Maria SS Assunta in Cielo fosse una chiesa palatina al servizio della famiglia Chigi. Di conseguenza decretò la realizzazione di una nuova costruzione sacra che fosse al completo servizio della collettività. Le modeste dimensioni nulla tolgono a questa chiesa di gran carattere urbano, con la sua posizione preminente lungo il corso principale del paese. Le sue forme dignitose e sobrie si sviluppano secondo i principi di una linearità compositiva che lascia ben comprendere il valore simbolico che le fu attribuito.
Come testimonia una nota di Alessandro VII del 13 Novembre del 1665, il progetto su carta venne presentato da Luigi Bernini, fratello di Gian Lorenzo, a cui si attribuisce la paternità dell’opera. Tutto ciò ha indotto ad ipotizzare una divisione progettuale tra i due fratelli: a Luigi spettavano, probabilmente, gli interventi minori e più modesti di Ariccia; a Gian Lorenzo invece, spettava la responsabilità del complesso dei Chigi, chiesa e palazzo.
Lo sviluppo formale dell’edificio sembra rifarsi ai principi centrali della ricerca berniniana in ambito architettonico e allo stesso tempo risponde all’esigenza di riadattare e riutilizzare le antiche murature dell’edificio preesistente. La chiesa si sviluppa su una pianta centrale quadrangolare, ha due cappelle laterali e volta a vela. La facciata è chiara, semplice ed equilibrata grazie alla realizzazione di un unico ordine coronato da un frontone triangolare. Manca di aggetti rilevanti e di complessi scultorei di rilievo ed, inoltre, l’uso di materiali poveri sottolinea l’appartenenza di questa chiesa all’edilizia sacra minore.
La decorazione interna di origine settecentesca, quasi totalmente distrutta dal terremoto del 1806 e dalle modificazioni della seconda metà del XIX secolo, fu voluta dai Padri della Dottrina Cristiana a cui la chiesa era stata affidata in pieno Seicento.
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