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Scontro di media

Ottobre 25
10:16 2010

La politica si è basata sempre sulla contrapposizione del dialogo, nel confronto, spesso aspro, di idee e stili di vita diversi. È intrinseco nella società la differenza degli individui, l’unirsi, lo schierarsi delle parti. Gli anni politici della Prima Repubblica hanno avuto nella piazza il teatro dello scontro.

Manifestazioni, dibattiti, ideologie della contrapposizione, sono state il terreno dove l’Italia è cresciuta e si è evoluta nel rispetto delle diversità, nell’accettazione della dialettica del confronto con la controparte, persone ed idee che si guardavano negli occhi.

 

La degenerazione politica espressa con la violenza ha trovato un accordo del cosiddetto “arco costituzionale” pressoché unanime, poiché il dialogo diretto tra persone superava qualsiasi ambiguità politica e interessi delle parti in causa. Praticamente i problemi, le avversità politiche, la diversa collocazione, trovavano nella discussione sociale la possibilità di una risoluzione dei problemi. È purtroppo la mancanza di un’alternanza alla guida del Paese che ha creato una stagnazione partitica e burocratica dello stato, facendolo implodere sulle basi ed i principi fondamentali delle libertà sociali.

Oggi lo scontro non avviene più nelle piazze, il dialogo ed il confronto (solo aspro e pieno di fango) non è più tra persone, bensì tra portavoce e strumenti mediatici. Nella cosiddetta Seconda Repubblica, le liberalizzazioni, il libero mercato – con l’assenza di regole certe – ha concentrato la comunicabilità nella mano di pochi individui. La disponibilità politica dei mezzi di comunicazione ha dato il via ad uno scontro politico ed individuale senza confronto o dialogo. Ci stiamo abituando alla contrapposizione di due schieramenti che poco hanno a che vedere con l’azione politica, con l’essere pro o contro determinate proposte o personaggi. La discussione e il dialogo sono espatriati per altri lidi. L’importante è avere la medianicità più evidente nell’ambito sociale, non proporre realtà o verità dei fatti, bensì denunciare fatti ed avvenimenti anche fantasiosi in maniera eclatante, smentendoli (giusto per prassi) tra l’indifferenza di una notizia di quarta pagina.

In uno scenario sempre più mirato all’aggressione dell’avversario, restano spettatori della diatriba i problemi sociali relegati in un angolo, lasciando la prima fila al personalismo individuale. Nella società che avanza i problemi restano in attesa delle risoluzioni di consolidamento personale.

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