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Viva la Biga! Una satira, ma non troppo

Viva la Biga! Una satira, ma non troppo
Maggio 13
06:32 2019

Eduardo Scarpetta concepiva il teatro come una piacevole evasione dal quotidiano. In realtà l’apparente superficialità e leggerezza della comicità delle sue commedie proponeva riflessioni ben più profonde sulla natura dell’uomo – fatta di debolezze, sogni, gioie e dolori – ma in maniera divertente, con una elegante vena ironica, in fondo con lo stesso spirito dell’insegnare giocando, tante volte, ma spesso invano, caldeggiato da grandi pedagogisti.

Lo stesso spirito ispiratore, sottaciutamente didascalico, si può ritrovare felicemente realizzato nella commedia Viva la Biga! messa in scena, l’11 e il 12 maggio al “Teatro dei Frassini” a Roma, dalla compagnia teatrale Artisti So(f)fusi, la cui denominazione con la sua duplice lettura è già un chiaro biglietto di presentazione dell’anima “scherzosa” che contraddistingue le sue esibizioni. Il testo, scorrevole e brioso, è dovuto al giovane e brillante attore Francesco Angelini, che gioca un duplice ruolo nella piece teatrale: quello del narratore fuori campo e quello dell’attore, nella parte dell’antiquario romano che si offre da intermediario nella vendita della preziosa biga dal contadino che l’aveva scoperta al segretario del direttore del Metropolitan Museum di New York. Una inaspettata ed esilarante apparizione di Angelini nei panni di Renato Zero conferma la poliedricità e vivacità delle doti interpretative del giovane e promettente attore.

La facile e intuibile “traslitterazione fonetica” del nome dell’oggetto sul quale si snoda tutta la commedia – una antica “biga” greca – costituisce l’elemento burlesco della commedia, basato su numerose affermazioni e situazioni a doppio senso. Tutto il cast – costituito da Anna Baraldi, Claudia Cervelli, Giuliana Calderoni, Silvia Di Girolamo, Nicolino Colantonio, Maurizio Santoni e Andrea Delle Chiaie – segue con la stessa vis comica l’esuberante interpretazione scenica di Angelini, così come un’orchestra segue il suo direttore. Nulla è lasciato al caso, pur nell’apparente improvvisazione, quasi fuori canovaccio, di alcune battute e scenette: merito della briosa e sapiente regia di Giovanna Paterni, che anche al termine della commedia dà prova di originale eleganza nel congedare dal pubblico tutti gli attori, uno per uno, con la proiezione dei loro nomi sotto la forma cinematografica dei credits e la loro contemporanea apparizione in scena. Come in ogni lavoro teatrale, però, il successo è anche dovuto al lavoro di chi opera “dietro le quinte”: la costumista Josy e il tecnico delle luci e del suono Roberto Ive. Della famosa “biga” greca (attualmente esposta al Metropolitan Museum) non avremmo potuto sentire che il nome se Luciano Rondelli non ne avesse riprodotta, in scala, una copia per il palcoscenico del Teatro dei Frassini.

Viva la Biga! Una satira, ma non troppo, perché tutta la vicenda è una libera interpretazione, in chiave comica e satirica, di fatti realmente accaduti, rivelando quindi il suo meritevole fine didascalico di sensibilizzare l’opinione pubblica su un fatto di particolare interesse per il nostro Paese.

L’8 febbraio 1902 un contadino di Monteleone di Spoleto, Isidoro Vannozzi, durante i lavori di scavo per la costruzione del suo casale in località Colle del Capitano, scopre per caso una tomba etrusca a tumulo risalente al VI secolo a. C.. Al suo interno si trovano i corpi di un uomo e di una donna, due coppe, un ricco corredo funerario e una biga in legno di noce rivestita con tre pannelli in bronzo, recanti bassorilievi in avorio raffiguranti scene di Achille e della madre Teti. Per tali motivi si è recentemente ipotizzata una più probabile origine greca del manufatto. Vannozzi, per 900 lire, vende la biga a Benedetto Petrangeli, un antiquario di Norcia, il quale la porta a Roma con l’intenzione di metterla sul mercato antiquario della città. La biga, infatti, richiama l’interesse di molti antiquari nonché dell’onorevole Napoleone Colaianni, saggista e sociologo, che offre 5000 lire per il suo acquisto. I traffici illeciti per il trafugamento della biga, quindi, dovettero essere stati noti allo Stato italiano che, tuttavia, non riuscì a impedirne la compravendita da parte del Metropolitan Museum (MET), malgrado esistesse una legge che vietava l’esportazione dei beni artistici nazionali.

Da diverso tempo il Comune di Monteleone di Spoleto è in contesa con il MET per la restituzione della biga, illecitamente arrivata nel famoso museo newyorkese. Una svolta decisiva al contenzioso sembra possa essere data dalla straordinaria scoperta, da parte dello storico Guglielmo Berattino, di sedici lettere in un faldone senza intestazione del Fondo Toesca nella biblioteca civica «Costantino Nigra» di Ivrea, che rivelano senza ombra di dubbio la trama ordita da quattro persone, tutte italiane, per trafugare la biga di Monteleone.[1] Secondo quanto trapela dalle lettere, il conte professor Luigi Palma di Cesnola, primo direttore del MET dal 1897 al 1904, fu l’acquirente consapevole della biga tramite  il suo segretario Luigi Roversi. L’antiquario romano Ortensio Vitalini, proprietario di un castello a Camerino, intercettò la biga a Parigi nel febbraio 1903 e il conte Gioachino Toesca Caldora fu l’intermediario della compravendita tra Vitalini e Luigi Palma, che era il suo vicino di villa. Il magnate John Pierpont Morgan, prima ritenuto il principale responsabile del trafugamento, risulta in qualche modo scagionato, pur conservando  la responsabilità di aver finanziato l’illecita vendita.  La biga arriva a New York il 16 febbraio 1903, come risulta già “annunciato” in un articolo della rivista “Scientific American” del novembre 1902!

 

La biga “etrusca” di Monteleone di Spoleto al MET.

 

[1] Guglielmo Berattino, La biga etrusca di Monteleone di Spoleto. Nuovi sviluppi sul trafugamento del «golden chariot» al Metropolitan Museum of Art di New York portano in Canavese. Associazione di Storia ed Arte Canavesana, Ivrea, Edizioni  ASAC – Quaderni I, 2018. Vedi anche Luigi Carbonetti, La biga di Monteleone di Spoleto: il trafugamento nei carteggi segreti tra menzogne e verità. Roma, Artemide, 2014; Mario La Ferla, La biga rapita. Stampa Alternativa, 2007.

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