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Primo bombardamento aereo a Rocca di Papa

Febbraio 10
09:56 2012

Dal libro Rocca di Papa – Notizie storico-religiose e artistiche, scritto dal parroco Don Luigi De Angelis nel 1968.

«I bombardamenti prima su Roma, poi su Frascati e quindi, il 2 Febbraio ’44 su Marino, furono quasi un preludio e il segnale di un progressivo e incalzante avvicinamento di luttuose giornate anche per Rocca di Papa. Stava per cominciare il Calvario della nostra Cittadina. Infatti, il 14 Febbraio,verso le ore 14, un improvviso rombo di aerei pose gli animi in una ansiosa costernazione e, subito dopo, il fragoroso scoppio delle bombe. Il paese sembrò scosso dalle fondamenta, come percosso da un sisma di inaudita violenza! Molte case rase al suolo! Bagliori di incendio! Nubi di polvere e di fumo levantesi dalle macerie! 34 morti! Un correre disperato!. Grida d’angoscia! Fu questo il bilancio sommario della prima terribile esperienza.

 

Non si tratta di espressioni fantastiche o immaginarie. È una descrizione molto inadeguata alla realtà. Certo, coloro che non sono stati presenti a quelle scene apocalittiche, difficilmente potranno capire quello che realmente avvenne. Dopo quel giorno di infausta memoria, seguì un periodo di pietosa attività: si disseppellirono i morti, si frugò tra le macerie, si cercò di recuperare qualcosa. In quei frangenti, si ebbero anche le generose prestazioni del compianto Medico Condotto Dr. Migliaccio e del Sac. Don Angelo Favale, la benefica attività infermieristica di Madre Lorenzina, delle Suore Elisabettine, l’opera di mediazione, provvidenziale per taluni roccheggiani, della Carmelitana Suor Brunilde, presso il Comando tedesco. Intanto nella cittadina ebbe inizio un periodo di disoccupazione; mancavano i generi di prima necessità, c’era difetto di alloggi. La maggior parte dei cittadini si trasferì nei ricoveri di fortuna, nei sotterranei, nelle grotte. Sembrava di essere ritornati indietro di molti secoli… come al tempo dei trogloditi. Ricordo che la mia zia materna Lucia Carnevali, inferma ad una gamba, entrò nella grotta-ricovero di Via dell’Archetto, in data 14 Febbraio e vi rimase stabilmente, ininterrottamente, fino al 4 Giugno, giorno del passaggio degli Americani, per essere trasferita nella Villa Chiocca, con altre famiglie sinistrate, perché la sua casa era andata distrutta. E, come lei, tanti altri Roccheggiani, vissero per quasi tre mesi nei ricoveri, fra ogni genere di privazioni e di stenti. Il 26 Marzo intanto un bombardamento al Vivaro causò altri 5 morti.»

Dal libretto Rocca di Papa 1944, curato dal parroco Mons. Giovanni Busco nel 1944, a 50 anni dal disastro, sia per rendere omaggio alle tante Vittime e ai loro eroici soccorritori, sia per dare alle generazioni future ammonimento e speranza.

«Se uno volesse inserire il primo bombardamento aereo di Rocca di Papa in una logica credibile di guerra, non v’è dubbio che dovrebbe collegarlo allo sbarco di Anzio, effettuato dagli anglo-americani nel Gennaio 1944. È proprio da lì, infatti, dai sanguinosi scontri svoltisi nei venti giorni successivi allo sbarco nell’area Nettuno-Cisterna-Anzio-Aprilia, che i motivi dell’incursione su Rocca prendono corpo.

Nel Luglio del ’43 gli Alleati sbarcano in Sicilia. Nel Settembre a Salerno e, sul finire dell’autunno, completano la conquista dell’Italia meridionale. I tedeschi occupanti non dormono. Attrezzano la linea Gustav, sistema fortificato incentrato su Monte Cassino. Il sistema funziona. Le truppe alleate segnano il passo. Il 1944 si apre con la decisione del premier inglese Churchill di assestare un colpo poderoso, rapido e spettacolare per uscire dal punto morto in cui stagnava la guerra in Italia. È l’operazione Shingle, lo sbarco di Anzio, serve a sfondare la linea Gustav aggirandola da Nord. Lo sbarco avviene il 22 Gennaio 1944. I tedeschi sono stati sorpresi. Gli attaccanti non incontrano resistenza. Consolidata la testa di ponte, non avrebbero difficoltà a slanciarsi su Roma. La titubante lentezza operativa del generale americano Lucas, comandante dello sbarco, consente al feldmaresciallo tedesco Kesserling di raccogliere uomini e armi in quantità tale da sfiorare la ricacciata in mare degli Alleati, infliggendogli, comunque, abbondanti perdite. Ad un Churchill deluso e irritato che pretende spiegazioni, si risponde che i tedeschi sono stati bravi a contrattaccare, ma che ora s’inizierà la fase decisiva col riprendere l’offensiva , avanzare nel retroterra e interrompere le comunicazioni tedesche tra Roma e il fronte meridionale. Questo il piano.

E questo è il motivo del bombardamento su Rocca di Papa. Ma è proprio logico? Col bombardare noi, davvero si spezzano le comunicazioni tedesche tra Roma, Anzio e il fronte meridionale? No, bombardare Rocca tatticamente produce niente. Il contrattacco tedesco previsto per il 16 Febbraio, il 16 Febbraio inizia e annulla lo sforzo alleato di Anzio. Non riuscirà a sbaragliarlo solo perché, dopo tanti scontri ripetuti e violenti, è entrata in crisi la disponibilità dei tedeschi di uomini e di risorse. Allora, perché l’incursione aerea su Rocca? Perché i 34 morti? Per stoltezza o atto di spietato terrorismo contro inermi poveracci? Rocca di Papa nemmeno adesso è un nodo viario nevralgico, figuriamoci allora. Né, d’altra parte, i tedeschi sarebbero passati per Via Umberto I ( attuale Via Gramsci) o per Corso Vittorio Emanuele III ( attuale Corso della Costituente ). Eppure, proprio lungo quest’asse si concentrano le bombe. Proprio sul centro storico, proprio mirando al campanile, proprio per causare morte e distruzione. E non era, Rocca di Papa, centro strategico e di comando, non deposito di munizione o di carburanti. Era, Rocca di Papa, uno dei tanti paesi che in quell’inverno 1943/’44 si dibattevano tra privazioni, sofferenze, fame, tipiche di ogni zona di guerra in ogni tempo e in ogni luogo. Paese scompaginato e muto sotto l’occupazione tedesca, in trepida attesa di pace e ristoro. Da balordi bombardarla.»

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