Un difficile equilibrio
L’arte teatrale può sembrare semplice, come lascia pensare la canzone di Aznavour: Quattro tavole in croce… Non è così, naturalmente, anche se il palcoscenico permette la sinergia di letteratura, poesia, musica, pittura, effetti tecnici, ecc. Anzi la combinazione di tanti elementi richiede un difficile equilibrio per arrivare a un prodotto artistico che abbia una propria identità e non sia la messa in scena di un “altro”, la riproduzione, senza valore aggiunto, di qualcosa che avrebbe vita a sé a prescindere dalla presentazione sul palco.
Ovviamente questo è un tema specifico, affrontato da sempre in studi e manuali secondo le varie scuole che omaggiano Melpomene.
Qui possiamo evidenziare un pericolo che si va diffondendo, complice un’approssimazione e un appiattimento delle attività del tempo presente. È quello di credere che si possa fare a meno del valore artistico se predomina un interesse contingente, magari nobile o di mercato. Infatti, senza entrare nel dettaglio dei nomi e dei casi, di recente abbiamo assistito in diverse occasioni a un teatro di denuncia e di protesta che era semplice denuncia e protesta, con tanto di invettive e sollecitazioni a intervenire a sostegno nei tribunali o in altre sedi deputate alla soluzione di problemi. Assenza pressoché totale dell’elemento artistico, di quella astrazione e trasfigurazione che fanno del caso personale un emblema valido in generale.
Naturalmente, tutta la comprensione e il sostegno umano per i casi spesso tragici o trattati in modo criminale dalle istituzioni. Però sarebbe opportuno e onesto non presentare come opera teatrale un evento d’altra natura, pure organizzato per scopi più che meritevoli.
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