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Ardea. Il Castello Sforza-Cesarini

Gennaio 18
18:04 2010

Ardea, comune in provincia di Roma, sorge su un pianoro di tufo, tra due valli alluvionali formate dal fosso dell’Incastro e dal fosso dell’Acquabuona. Si ha notizia nel sito di Ardea di un castrum, con Rocca e torre, nel 1081 appartenente per metà al monastero di S. Paolo fuori le mura, che lo conservò per circa tre secoli: vi si rifugiò il papa Gelasio II quando, nel 1118, fu costretto ad abbandonare Roma. Dal XIII secolo fu contesa dalle famiglie nobili e fu prima dei Savelli, poi degli Orsini. Nel 1378 fu dato in enfiteusi a Giordano Orsini, che lo rese poi al monastero S. Paolo. Gli Orsini si impadronirono del feudo al tempo di Martino V Colonna, che però lo recuperò nel 1420. Nel 1421, divenuto signoria dei Colonna, questi fecero edificare un grande palazzo in cui fu ospite lo stesso Martino V: più tardi però dovettero lasciare Ardea, durante il pontificato di Alessandro VI Borgia. A cacciarli fu il nipote del papa Rodrigo Borgia, figlio della famosa Lucrezia. I Colonna vi fecero ritorno dopo la morte di quel papa, ma nel 1564 Marcantonio Colonna vendette per debiti il feudo ai Cesarini. Quattro anni più tardi, i Caffarelli fecero costruire nella loro tenuta, a difesa dei turchi, la Torre San Lorenzo, mentre gli stessi Cesarini provvedevano ad erigere, sempre a scopo difensivo la Torre Vaianica. Il Castello al tempo dei Colonna era una vera e propria fortezza nella quale gli abitanti di Ardea avevano per statuto il diritto di rifugiarsi in caso di pericolo. Esso consiste in un corpo a due piani e scarpata con torretta merlata circolare e bastione basso adibito a giardino, con robusta e larga zona basamentale su cui si aprono portali architravati ed un portone con ghiera a bugnato liscio cinquecentesco; vi appare anche uno stemma Colonna. Il Castello ha subito gravi danni per i bombardamenti dell’ultimo conflitto bellico. Secondo una leggenda, si aggira nelle sue stanze il fantasma del condottiero Ludovico Colonna, pugnalato alla gola dal cognato nel 1436.
Bibliografia: (Istituto Italiano Castelli, Lazio – Bonechi-Rendina-Aurigemma – cacciotti-marco@libero.it)

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